(di Fausto Gasparroni)
Segna un cruciale passo in avanti la
causa di beatificazione di don Tonino Bello, vescovo divenuto
celebre come vero 'apostolo della pace' per il suo strenuo
impegno in particolare nella veste di presidente di Pax Christi
Italia dal 1985 alla morte prematura, nel 1993. Papa Francesco
ha infatti autorizzato oggi la Congregazione per le Cause dei
Santi, in un'udienza al cardinale prefetto Marcello Semeraro, a
promulgare il decreto con cui si riconoscono "le virtù eroiche
del Servo di Dio Antonio Bello, Vescovo di
Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, nato il 18 marzo 1935 ad
Alessano e morto il 20 aprile 1993 a Molfetta". Col
riconoscimento delle "virtù eroiche", Tonino Bello assume così
il titolo di "venerabile".
La notizia, annunciata a mezzogiorno dal Bollettino della
Sala stampa vaticana, è arrivata mentre all'Hotel Ergife era
ancora in corso l'assemblea dei vescovi italiani, ed "è stata
accolta con un lungo applauso", ha riferito il portavoce della
Cei Vincenzo Corrado.
Sin dagli esordi nel 1982, il ministero episcopale del nuovo
"venerabile" fu caratterizzato dalla rinuncia a quelli che
considerava segni di potere - per tale ragione si faceva
chiamare semplicemente don Tonino - e da una costante attenzione
agli ultimi: promosse la costituzione di gruppi Caritas in tutte
le parrocchie della diocesi, fondò una comunità per la cura
delle tossicodipendenze, lasciò sempre aperti gli uffici
dell'episcopio per chiunque volesse parlargli e spesso anche per
i bisognosi che chiedevano di passarvi la notte. Sua la
definizione di "Chiesa del grembiule" per indicare la necessità
di farsi umili e al contempo agire sulle cause
dell'emarginazione.
Nel 1985 fu indicato dalla presidenza Cei a succedere a mons.
Luigi Bettazzi, nel ruolo di guida di Pax Christi, movimento
cattolico internazionale per la pace. Suoi, in tale veste,
diversi duri interventi, anche da vescovo "scomodo": tra i più
significativi quelli contro il potenziamento dei poli militari
di Crotone e Gioia del Colle, e contro l'intervento nella Guerra
del Golfo, quando manifestò un'opposizione così radicale da
attirarsi l'accusa di istigare alla diserzione.
Benché già operato di tumore allo stomaco, il 7 dicembre 1992
partì insieme a circa 500 volontari da Ancona verso la costa
dalmata dalla quale iniziò una marcia a piedi che lo avrebbe
condotto dentro la città di Sarajevo, da diversi mesi sotto
assedio serbo a causa della guerra civile. L'arrivo nella città
assediata, tenuta sotto tiro da cecchini serbi che potevano
rappresentare un pericolo per i manifestanti, fu caratterizzato
da maltempo e nebbia. Don Tonino parlò di "nebbia della Madonna"
(celebrata, appunto, l'8 dicembre).
L'anno successivo alla morte, gli fu conferito il Premio
Nazionale Cultura della Pace alla memoria. Il 27 novembre 2007
la Congregazione delle cause dei santi ne ha avviato il processo
di beatificazione, per proclamare la quale ora non resta che il
riconoscimento di un "miracolo". Papa Bergoglio, per onorarne il
ricordo, è andato a pregare sulla tomba il 20 aprile 2018, nel
giorno del 25/o anniversario di morte, celebrando poi una messa
a Molfetta.
"È un dono grande per la nostra Diocesi di
Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, per la Chiesa pugliese ma
anche per tutta la Chiesa universale perché abbiamo bisogno di
questi esempi così belli", ha commentato le "virtù eroiche"
l'attuale vescovo mons. Domenico Cornacchia a Tv2000. "È una
notizia che ci riempie di gioia - gli ha fatto eco il presidente
della Regione Puglia Michele Emiliano -. Don Tonino è stato un
dono non solo per la Chiesa universale, ma per tutti coloro che
credono nei valori della pace e della solidarietà".
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