(di Fausto Gasparroni)
La Corte di Cassazione
dello Stato della Città del Vaticano ha confermato oggi il
provvedimento di confisca di prevenzione di circa 25 milioni di
euro disposto il 9 luglio 2020 dal Giudice Unico e ribadito il
21 gennaio 2021 dal Tribunale Vaticano nei confronti
dell'avvocato Gabriele Liuzzo, coinvolto, insieme all'ex
presidente dell'Istituto Angelo Caloia e a Lelio Scaletti, l'ex
direttore generale morto nel 2015, nel processo di dismissione
del patrimonio immobiliare dello Ior.
L'ex presidente Caloia e l'avv. Liuzzo erano stati condannati
in primo grado a otto anni e 11 mesi di reclusione per i reati
di peculato e appropriazione indebita ai danni dell'Istituto per
le Opere di Religione e condannati a risarcirgli i danni
conseguenti alle proprie condotte, insieme al figlio di Gabriele
Liuzzo, l'avvocato Lamberto Liuzzo, a sua volta condannato a
cinque anni e due mesi per riciclaggio.
Parallelamente al processo penale, l'Ufficio del Promotore di
Giustizia vaticano, rappresentato dal Pg Gian Piero Milano,
dagli aggiunti Alessandro Diddi e Roberto Zannotti e
dall'applicato Gianluca Perone, aveva avviato il procedimento
per l'applicazione della "confisca di prevenzione", una misura
inserita nell'ordinamento vaticano con una norma entrata in
vigore nel 2018 - ricorda lo Ior - che ha segnato la conclusione
del processo di adeguamento della legislazione vaticana ai più
moderni sistemi normativi per la prevenzione e repressione dei
patrimoni di illecita provenienza.
Con la pronuncia di oggi la Corte di Cassazione - composta
dai cardinali Dominique Mambertì, Leonardo Sandri e Giuseppe
Versaldi -, nel confermare l'operato dell'Ufficio del Promotore,
ha applicato per la prima volta le nuove disposizioni.
"Entrambi i procedimenti seguono a una attenta verifica
interna voluta dalla nuova gestione dello Ior - si legge in una
nota -, cui è seguita una denuncia alla magistratura vaticana,
che l'Istituto ha doverosamente presentato per reagire agli
abusi subiti e tutelare il patrimonio della Chiesa che esso
gestisce".
Le somme oggi confiscate sono già state assicurate alla
giustizia, essendo oggetto di sequestri eseguiti negli anni
scorsi in Vaticano e nella Confederazione Elvetica.
Con la sentenza del 21 gennaio 2021, per la prima volta il
Tribunale vaticano condannava un presidente dello Ior per
condotte in danno dell'Istituto, obbligandolo anche al
risarcimento, in relazione alla vendita di 29 immobili di
proprietà della "banca vaticana" e della società controllata
Sgir. Secondo l'accusa, basata sulle indagini fatte nel 2014 dal
gruppo Promontory, Caloia e Liuzzo, d'intesa con l'allora
direttore generale dello Ior Lelio Scaletti, morto a fine 2015,
avrebbero venduto tra il 2002 e il 2007 gli immobili a un prezzo
di gran lunga inferiore al valore di mercato; si sarebbero poi
appropriati della differenza, che in parte avrebbero riciclato
in Svizzera, anche con l'aiuto del figlio di Liuzzo, professor
Lamberto. Durante il processo, i periti hanno stimato nella
misura di circa 34 milioni di euro la differenza tra quanto
incassato dallo Ior e dalla Sgir e il valore di mercato degli
immobili.
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