(di Fausto Gasparroni)
Nella città martire di Mariupol,
praticamente rasa al suolo dalle bombe russe, non è stata
risparmiata neanche la sede della Caritas. L'edificio di Caritas
Ucraina è stato colpito e distrutto da un carro armato russo. In
quel momento, nel centro c'erano persone che si nascondevano dai
bombardamenti e cercavano un posto sicuro. Sette persone sono
morte, di cui due operatrici e cinque loro familiari.
"Due nostre lavoratrici sono state forzatamente portate in
Russia", ha inoltre rivelato questa sera il direttore della
Caritas di Mariupol, padre Rostyslav Spryniuk, in un'intervista
a Tv2000. Le due donne si trovavano nella sede bersagliata dal
tank russo "ma in un altro edificio. Si sono salvate perché si
trovavano sotto le scale. Sono state coperte dalle macerie ma
sono riuscite a scavarsi una via d'uscita". "Sono state portate
con la forza in Russia - ribadisce il direttore - I soldati
russi la chiamano 'evacuazione volontaria' ma quando
l'evacuazione è sotto la minaccia delle mitragliatrici non si
può chiamare 'volontaria'".
"Questa drammatica notizia lascia la famiglia Caritas
inorridita e scioccata. Ci uniamo nel dolore e nella solidarietà
alla sofferenza delle famiglie e dei nostri colleghi di Caritas
Ucraina che stanno vivendo questa tragedia", commenta il
segretario generale di Caritas Internationalis, Aloysius John,
esprimendo il dolore della Confederazione delle organizzazioni
umanitarie della Chiesa. Del fatto si è saputo solo nelle ultime
ore, ma il tragico attacco è avvenuto probabilmente il 15 marzo,
quando da un carro armato sono stati esplosi colpi contro
l'edificio del centro Caritas a Mariupol, uccidendo le due
collaboratrici e cinque dei loro familiari. Presumibilmente, le
operatrici Caritas e le loro famiglie si erano rifugiate nel
centro durante i bombardamenti alla città. "Caritas
Internationalis ribadisce il suo incessante appello alla pace,
come facciamo ormai da 48 giorni -aggiunge John- Il 'martirio'
in Ucraina, come lo ha definito Papa Francesco, deve finire, e
deve finire adesso. La comunità internazionale deve fare
l'impossibile per fermare immediatamente questo massacro. Si
deve dare una possibilità alla pace. Il conflitto armato e la
violenza non sono la soluzione. Le vite umane devono essere
salvaguardate, la dignità umana rispettata e la sicurezza dei
civili deve essere garantita". Le organizzazioni Caritas
condannano anche le diffuse violazioni della legge umanitaria
internazionale in diverse aree dell'Ucraina. Dall'inizio del
conflitto, le due organizzazioni Caritas presenti in Ucraina,
Caritas Ucraina e Caritas-Spes Ucraina, sono state al fianco
della gente e finora, anche con la collaborazione della
Confederazione Caritas, hanno fornito assistenza umanitaria a
circa 600.000 persone. "Le organizzazioni Caritas in Ucraina e
nei Paesi vicini continueranno ad assicurare assistenza
salvavita alla popolazione del Paese e ai rifugiati in fuga
dalla guerra. Siamo profondamente grati a tutti gli operatori e
i volontari Caritas che continuano incessantemente a servire le
persone bisognose, anche a rischio della loro stessa vita",
aggiunge Aloysius John. La presidente di Caritas Ucraina,
Tetiana Stawnychy, chiede un'attenzione speciale in memoria
delle vittime: "Abbiamo bisogno della vostra solidarietà e delle
vostre preghiere per le famiglie delle vittime, per la comunità
di Caritas Mariupol e la comunità di Caritas Ucraina".
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