Newyorkese di origini ebraiche è
stato un grande giornalista della vecchia scuola, quella dove si
lavorava con la macchina da scrivere e non con il pc, che non
aveva internet o i social per cercare o diffondere le notizie.
In altri termini quella scuola di giornalismo fatta di rapporti
personali come quello che ebbe con Papa Giovanni Paolo II.
E' Victor Simpson, a lungo giornalista della Associated Press
per la quale ha coperto anche il mondo vaticano. Il giornalista
ha ora deciso di raccontare la sua storia in "Vita di un
reporter, tra papi, presidenti, ribelli, reietti e terroristi"
(Fefè Editore).
Simpson racconta la sua vita professionale, con gli aneddoti
e i 'dietro le quinte' delle grandi notizie che portavano la sua
firma, ma anche quella privata e del quasi mezzo secolo
trascorso nell'amata Roma dove vide uccidere la figlia dodicenne
nell'attentato di Fiumicino del dicembre 1985. Un dolore e un
orrore che, a quasi quaranta anni dagli eventi, "non è facile
superare", dice.
"Un uomo di frontiera" è stato definito nella presentazione
del libro che si è tenuta oggi pomeriggio presso la sede della
Stampa Estera a Roma.
Simpson fu invitato ad un pranzo con Papa Wojtyla durante un
viaggio apostolico internazionale, un unicum nella vita
professionale di un vaticanista. Fu sempre Giovanni Paolo II poi
a farlo chiamare dal suo segretario, don Stanislaw Dziwisz,
durante un volo papale per rispondere solo a lui ad una domanda
alla quale il Pontefice non aveva risposto davanti a tutti gli
altri colleghi. Una esclusiva mondiale, anche in questo caso.
Nel libro Simpson racconta anche l'intervista mancata: era
stato invitato dalla moglie di Giorgio De Chirico nella loro
casa per una intervista ma, una volta arrivato, trovò una
persona anziana, con la vestaglia e sulla sedia a rotelle, che
guardava i cartoni animati. Scelse di non fare l'intervista e
chiese al fotografo di mettere via le foto per non mettere in
difficoltà l'anziano artista. Una scelta che "forse oggi sarebbe
inimmaginabile", è stato detto nel corso della presentazione del
libro.
Victor ricorda i tanti personaggi incontrati nella sua vita
professione e in particolare la figlia di Iosif Stalin, e
l'intervista che fece con lei che era scappata negli Stati
Uniti: "una donna che aveva sofferto molto", commenta il
giornalista.
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