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Giubileo in Cattolica, focus su geopolitica 'rianimare speranza'

Giubileo in Cattolica, focus su geopolitica 'rianimare speranza'

Il mondo frammentato e il ruolo della diplomazia

CITTÀ DEL VATICANO, 15 marzo 2025, 10:45

Redazione ANSA

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Un mondo sempre più "frammentato", in cui il "multilateralismo e le grandi istituzioni internazionali che ne sono l'espressione, come le Nazioni Unite, appaiono in profonda crisi, impotenti di fronte alle guerre". All'interno dei singoli paesi, poi, le società sono sempre più "polarizzate e attraversate da crescenti tensioni". In questa realtà come cogliere segni di speranza? La domanda è stata al centro dell'intervento del preside di Scienze politiche e sociali dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, Andrea Santini, che ha introdotto nei giorni scorsi il convegno promosso dalla Facoltà nell'ambito dell'iniziativa d'Ateneo sulla Speranza nell'Anno Giubilare, nata con l'intento di raccogliere l'appello della Spes non confundit di Papa Francesco a "rianimare la speranza".
    "Tra i classici oggetti di studio delle discipline politiche e sociali rientrano proprio alcuni segni concreti di speranza indicati da Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo, tra cui l'impegno per la pace e la costituzione di nuovi modelli sociali", ha sottolineato il preside Santini. Per Piero Benassi, ambasciatore, già rappresentante permanente d'Italia presso l'Unione europea, "la situazione odierna interpella la diplomazia, come poche volte è successo nell'ultimo secolo". Benassi ha anche sottolineato che l'Europa è "un grandissimo soggetto di politica internazionale". E questo grazie a quegli strumenti che sono divenuti anche un modello: il potere regolamentare dell'Unione europea, l'esistenza di un mercato unico, una politica commerciale di portata planetaria.
    Oggi però tutto questa non basta: l'Europa è chiamata a fare un "salto di qualità" anche sulla difesa. Questione che divide l'Occidente come anche la cooperazione internazionale. "Ne è un esempio la decisione degli Stati Uniti di cancellare circa l'80% degli aiuti umanitari e assistenza per lo sviluppo che da decenni fornisce a decine di paesi in tutto il mondo. Una scelta che potrebbe essere replicata anche da altri Stati", ha avvertito Fabio Melloni, consigliere tecnico per la cooperazione allo sviluppo, presidente della Fondazione Imagine Esg. La speranza potrebbe essere messa a dura prova ma "durante la mia attività ho conosciuto persone che mi hanno fatto capire che la cooperazione è inventiva, creatività, sperimentazione di idee", ha aggiunto sottolineando che le università sono il luogo ideale per formare "costruttori di pace" e "generatori di sviluppo".
    Per Riccardo Redaelli, docente di Storia e istituzioni dell'Asia, la pace non è semplicemente "assenza di conflitti" e neppure "ricerca di una tregua a tutti i costi". È soprattutto "rimuovere le radici stesse del conflitto". Per Simona Beretta, docente di Politica economica, "la speranza di cui abbiamo bisogno e che fa bene al mondo" deve avere in sé buone dosi di "razionalismo e realismo". Infine si impone la necessità di ascoltare la voce dei migranti; per Laura Zanfrini, docente di Sociologia generale, "far parlare i migranti significa umanizzarli, interpretare in maniera corretta la diversità e riscoprire i valori delle nostra società, al di là della omogenea rappresentazione su cui queste sono state costruite, cogliendo così il potenziale generativo del pluralismo". Infine il contributo del sociologo Mauro Magatti il quale "la speranza aiuta non solo a pensare ma anche ad agire diversamente".
   
   

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