Una commistione di culture diverse, l'africana e l'occidentale, che danno vita a un 'laboratorio' culturale in cui l'una è al servizio dell'altra, per forgiarne una terza, cui è stato dato il nome di Archifusion (Fusione Architettonica).
E' questo il progetto sul quale è imperniato il padiglione della Nigeria alla Biennale Architettura 2023, con sede nell'isola di San Servolo.
Archifusion, curato da Boris Brollo, architetto esecutivo
Lucia Tomasi, approfondisce l'idea di collaborazione nel senso
più ampio di 'officina/laboratorio' allargato, dove il concetto
di base diventa la collaborazione improntata allo scambio di
esperienze comuni che genera conoscenza.
Nel padiglione nigerino, spiega Lucia Tomasi, "un abitacolo
come punto di osservazione di una società sempre più
multietnica, propone un confronto tra punti di vista diversi,
tra culture e individualità "che qui si realizza dell'incontro
tra le case Hausa e le interpretazioni degli artisti lungo le
pareti". Qui tutte le espressioni grafiche hanno in comune
intreci, nodi, labirinti, percorsi senza inizio, ne' fine.
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