Due nuovi focolai di influenza
aviaria sono stati scoperti nei giorni scorsi nel Veronese. Si
tratta di un allevamento di tacchini da carne a Sona e uno di
galline ovaiole a Isola della Scala, che portano il totale dei
casi, da ottobre, a 55, con il Veneto che allunga il passo
rispetto alla Lombardia. "Questi nuovi focolai ci indicano che
l'infezione, purtroppo, si sta spostando verso Est - sottolinea
Diego Zoccante, presidente degli avicoltori di Confagricoltura
Verona -. E questo ci preoccupa, perché, oltre a non arrestarsi,
il virus potrebbe diffondersi ulteriormente, nonostante le
misure di biosicurezza adottate. D'altra parte la presenza degli
uccelli selvatici, in questo periodo, è molto alta, e perciò
facilita la propagazione della malattia negli allevamenti. "La
buona notizia - ha concluso - è che a Roma, in un incontro di
pochi giorni fa con il ministero, è emersa un'apertura nei
confronti del vaccino da adottare per le galline ovaiole
principalmente e poi per i tacchini. Non è l'unica arma che
dovremo utilizzare per difenderci, ma sarà un passo in avanti
per provare ad uscire da questa situazione, che ad ogni autunno
mette in crisi il nostro lavoro ed è causa di danni enormi per
le aziende agricole". Da ottobre 2024 in Veneto si sono
verificati 25 casi, distribuiti tra le province di Verona (15),
Treviso (7) e Venezia (3) secondo i dati dell'Istituto
Zooprofilattico delle Venezie. Sono 37 gli uccelli selvatici in
cui è stato trovato il virus H5N1, in particolare nelle province
di Venezia, Verona, Padova e Rovigo. Si tratta di alzavole,
gabbiani, oche, anatre selvatiche, germani reali, barbagianni,
aironi, picchi, cormorani e falchi.
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