La Guardia di finanza di Trieste
su disposizione della Procura della Repubblica Europea di
Venezia (Eppo) ha sequestrato per "evasione Iva
all'importazione" una celebra barca a vela da competizione, la
"Wild Thing" contestando il mancato versamento di Iva per 600
mila euro. Lo rende noto Il Piccolo precisando che la barca ha
vinto numerosi premi in giro per il mondo tra cui a Trieste tre
volte la Barcolana, che è di proprietà di una società
australiana, la BC39, e che si sta già preparando un ricorso.
I sigilli sono stati apposti il 5 febbraio scorso; la barca,
di 100 piedi, si trova al Marina Monfalcone per i lavori annuali
in previsione dell'imminente stagione agonistica.
Pochi giorni fa il noto velista Furio Benussi in un video sui
social aveva previsto che la barca sarebbe stata pronta per
scendere in acqua i primi giorni di aprile annunciando la
partecipazione a varie regate tra cui Portofino e la
Viareggio-Bastia-Viareggio. Benussi stesso, sentito dal Piccolo,
ha sottolineato l'estraneità ai fatti. Secondo l'avvocato Piero
Fornasaro de Manzini, che assiste Benussi, si "contesta un
mancato pagamento dell'Iva all'importazione, imposta dovuta
all'atto dell'introduzione dell' imbarcazione in acque
comunitarie o in un altro momento successivo in cui sia sorta
l'obbligazione".
Le barche, come i veicoli, sono soggette a Iva, se entrano in
territorio comunitario e ci rimangono per oltre 18 mesi, ma il
legale parla di "un vero e proprio groviglio giuridico" reso
ancora più intricato perché all'epoca la barca, naufragata nel
2014, non navigava ed era abbandonata in un cantiere sull'Isola
di Minorca: "Si trattava in sostanza di un relitto".
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