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ANSAcom - In collaborazione con CONFIMPRESE
Il settore retail si prepara a un 2025 all'insegna della sostenibilità e dell'incremento degli investimenti. Secondo la ricerca Trend di sostenibilità nel retail, condotta da Global Strategy per Confimprese e presentata nel corso del 4° convegno Retail & Sostenibilità, il 40% dei retailer prevede un aumento degli investimenti nel prossimo anno. Il focus sarà principalmente sul prodotto e sulla relazione con clienti e dipendenti, con un'attenzione particolare al settore abbigliamento-accessori.
Le strategie future del retail saranno orientate alla riduzione dei consumi e al riciclo, in particolare per il comparto abbigliamento-accessori e per il settore retail in generale. Nella ristorazione, oltre alla riduzione dei consumi, si darà maggiore rilievo alla gestione dell'acqua e all'ottenimento di certificazioni di sostenibilità.
Mario Resca, presidente di Confimprese, sottolinea come questi passi rappresentino un buon punto di partenza verso gli obiettivi dell'Agenda ONU 2030, nonostante le preoccupazioni legate alle politiche ambientali globali. "La sostenibilità non è solo un obbligo strategico per il retail, ma ha anche un valore etico e sociale", afferma Resca, evidenziando l'impegno di Confimprese nel promuovere l'inclusione lavorativa attraverso collaborazioni con UNHCR, la Casa di Reclusione Milano-Bollate e San Patrignano.
Dalla ricerca emerge che il comparto abbigliamento-accessori è il più attivo nell'ambito della sostenibilità ambientale, sociale e di governance. Tra le iniziative più diffuse vi sono la riduzione degli imballaggi (67%), la riciclabilità del prodotto (50%), l'impiego di materie prime seconde (50%) e l'uso di strumenti digitali per processi interni e per il pubblico (83%). Anche sul fronte dell'inclusività, il settore abbigliamento-accessori dimostra grande attenzione, con l'83% dei retailer che adotta politiche di assunzione volte a promuovere la diversità. La ristorazione segue con l'82% delle aziende che implementano programmi per l'inserimento di stranieri e rifugiati e collaborano con associazioni per migliorare l'inclusione. Tuttavia, il dato relativo alle iniziative per le categorie protette nel settore del retail generico rimane basso, attestandosi all'8%.
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