Era ricercato da due anni e aveva
conquistato una posizione centrale nel contesto camorristico
dell'area stabiese, in particolare in quella di Gragnano, in
provincia di Napoli. Un latitante pericoloso, è stato definito
Antonio Di Martino, la cui cattura è risultata particolarmente
difficile per quello che ha sempre rappresentato il suo punto di
forza: le sue abitudini di vita e la morfologia del territorio,
i Monti Lattari, dove viveva e che fino all'ultimo hanno
rischiato di farne saltare l'arresto.
Ed invece la scorsa notte, grazie ad un "impegno corale", come
sottolineato dal Questore di Napoli, Alessandro Giuliano, messo
in atto dagli agenti della Squadra mobile di Napoli, dal
commissariato di Castellammare di Stabia, dai Nocs e dalla
Guardia di Finanza - complessivamente cento uomini - la sua fuga
è terminata. Ci sono voluti giorni e notti di appostamenti,
anche la vigilia di Natale. Di Martino, che dormiva finanche
vestito con le scarpe ai piedi pronto com'era alla fuga, viveva
in una vera e propria roccaforte: un agglomerato di abitazioni
dove c'erano anche altri suoi parenti e dove una serie di
cunicoli rendevano i suoi spostamenti 'protetti'. C'erano poi le
montagne, i boschi, a pochi secondi dalla sua abitazione: è lì,
come ha spiegato in videoconferenza stampa il capo della Squadra
Mobile di Napoli, Alfredo Fabbrocini, nella fittissima
vegetazione che anche la scorsa notte è riuscito a scappare
all'arrivo degli agenti, forse allertato dagli innumerevoli cani
da guardia.
Ma i droni della Polizia di Stato ed un drone della Guardia di
Finanza dotato di termocamere hanno individuato lui ed altri due
parenti che con Di Martino erano fuggiti. "La difficoltà della
cattura di un latitante non è data solo dal suo spessore
criminale ma dalle abitudini di vita, dalla morfologia del
territorio - ha sottolineato Fabbrocini - e per questo Di
Martino era uno dei latitanti più difficili da prendere in
questo momento in Italia".
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