Lotta al cancro e nuove frontiere
delle terapie immunologiche. In Campania scendono in campo le
migliori professionalità specialistiche. Un team che unisce le
forze e dà vita a Scito, la Società Campana di Immunoterapia
Oncologica, creata dall'oncologo del Pascale, Paolo Ascierto.
Società nata nel 2017 e che mai come quest'anno apre il suo
convegno con l'obiettivo di allargarsi non solo alle regioni del
Mezzogiorno di Italia, ma anche ai Paesi che si affacciano sul
Mediterraneo, Grecia, Turchia, Spagna appunto.
"La missione della Scito - dice - è quella di incoraggiare
l'educazione, la formazione e la ricerca sull'immunoterapia
oncologica rivolgendosi a esperti colleghi di differenti
discipline in quanto soltanto con la multidisciplinarità e la
trasversalità si possono unire le forze e dare nuovi approcci e
nuove opportunità di cura ai pazienti oncologici. Altro
obiettivo d Scito è la promozione di studi clinici in quei
setting di pazienti dove non c'è una frequenza della malattia
importante. Si tratta per lo più di gruppi di pazienti
resistenti alla chemioterapia, molto rari, con piccoli numeri,
quindi, ma con bisogni importanti e proprio per questo società
come la Scito possono intervenire laddove le aziende e la stessa
Accademia se ne dimenticano".
Il convegno venerdì all'hotel Royal Continental, a Napoli.
In scaletta nomi dell'oncologia internazionale (Cesare Gridelli,
Enzo Montesarchio, Luigi Buonaguro, Bruno Daniele, Antonio
Avallone, Mario Mandalà, Hector Soto Parra, Evaristo Maiello).
Ma anche moltissimi giovani. Ed è proprio dallo studio di una
giovane oncologa, Maria Grazia Vitale, siciliana di origini, ma
da anni al Pascale, e del biotecnologo Domenico Mallardo,
entrambi del team di Ascierto, che parte una nuova speranza per
i pazienti affetti da melanoma metastatico a cui, fino all'altro
ieri, neanche l'immunoterapia veniva vista come un'ancora di
salvezza. Si tratta di uno studio osservazionale retrospettivo
che sta dimostrando come l'immunoterapia somministrata a
pazienti con patologie autoimmuni, per definizione esclusi
dall'immunoterapia, con multiplemetastasi, senza possibilità
terapeutica, stanno rispondendo meglio di quelli senza
autoimmunità e che la loro sopravvivenza è più ampia e la
progressione della malattia più lenta.
"Numerosi studi - spiega Maria Grazia Vitale - sostengono
l'intima relazione tra cancro e malattie autoimmuni, ma i
meccanismi dettagliati e la fisiopatologia non sono stati
chiariti, ponendo di fatto un ostacolo alla prevenzione e al
trattamento della malattia stessa. I pazienti affetti da cancro
con malattie autoimmuni sono stati esclusi dalla maggior parte
degli studi sugli inibitori dei checkpoint immunitari a causa
delle preoccupazioni sull'aumento del rischio e di eventi
avversi correlati al sistema immunitario. Con questo studio
abbiamo pertanto raccolto dati da 203 pazienti con melanoma
metastatico in stadio III e IV non resecabili trattatci con
checkpoint immunitari da aprile 2016 a dicembre 2022 presso il
Pascale. Di questi, 41 pazienti (il 20 per cento) avevano una
concomitante malattia autoimmune e quindi il restante 80 per
cento, 162 pazienti, che avevano ricevuto l'immunoterapia sono
stati utilizzati come gruppo di controllo".
Lo scopo dello studio era ovviamente quello di confrontare in
uno scenario reale l'efficacia e la sicurezza del trattamento
con immunoterapia nella malattia autoimmune e nel gruppo di
controllo. E vediamo cosa è emerso.
"La migliore risposta complessiva - dice Domenico Mallardo -
dopo il trattamento con l'immunoterapia è stata del 46,3 per
cento e del 32,7 per cento rispettivamente nel gruppo autoimmune
e in quello di controllo. Nel gruppo di pazienti con malattia
autoimmune la frequenza di interruzione permanente dovuta al
peggioramento della malattia autoimmune è stata del 26,8 per
cento. Il tasso di mortalità è stato del 29,3 per cento. In
conclusione i pazienti con una malattia autoimmune preesistente
hanno mostrato una migliore risposta. Considerando la
complessità di questi ammalati, sono ovviamente necessari un
approccio multidisciplinare e una rete ospedaliera per gestire
la riacutizzazione dell'autoimmunità e gli effetti collaterali".
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