Inoltre, "la mancanza di dispositivi di protezione individuale ha aumentato il rischio di trasmissione del virus in quanto i pescatori lavorano in spazi chiusi e ristretti".
Come
conseguenza diretta, "diversi membri dell'equipaggio sono stati
infettati su un certo numero di pescherecci e, non avendo potuto
ricevere un'assistenza medica immediata, sono morti e sono stati
subito sepolti in mare dai loro compagni preoccupati". E "spesso
le famiglie non conoscono la sorte dei loro cari". E' l'allarme
lanciato dal cardinale Peter Turkson, prefetto del dicastero
vaticano per lo Sviluppo umano integrale, nel messaggio per la
Giornata Mondiale della Pesca, che si celebra domani, parlando
delle condizioni dei pescatori e del Covid, che ha avuto "un
grave impatto sui settori più vulnerabili, come quello della
pesca". Secondo Turkson, "altri pescatori migranti sono privi
dell'opportunità di lavorare. Non disponendo di alcun reddito
per mantenere le famiglie e rimborsare i debiti, corrono sempre
più il rischio di cadere vittime della tratta di esseri umani o
del lavoro forzato". Inoltre, "possono anche essere bloccati in
paesi stranieri ed essere costretti a vivere in campi per
rifugiati/migranti, stipati in scarse condizioni igieniche". Per
di più, aggiunge il porporato, "la stragrande maggioranza dei
pescatori nel mondo sono stati, per diversi motivi, esclusi
dalla 'protezione sociale' di base fornita da alcuni Governi
nazionali e, per sopravvivere, sono stati costretti a fare
affidamento sulla generosità di organizzazioni caritatevoli o
sull'assistenza della comunità locale". "I problemi del lavoro
forzato e della tratta di esseri umani hanno sempre tormentato
il settore della pesca e restano particolarmente gravi -
sottolinea Turkson -. In alcuni Paesi questi problemi sono
aggravati dalle condizioni di estrema povertà indotte dalla
pandemia di Covid-19 e che provocano ondate di persone disperate
che hanno perso il lavoro, come i pescatori, provenienti dalle
zone rurali". Questi sfollati "sono inclini ad essere ingannati
e ad essere costretti dai broker e dalle agenzie di reclutamento
a lavorare sulle navi sotto la minaccia della forza o mediante
la schiavitù per debiti". La Chiesa, quindi, leva la sua voce
"per chiedere uno sforzo rinnovato da parte delle organizzazioni
internazionali e dei Governi, affinché rafforzino il loro
impegno adottando delle legislazioni atte a migliorare le
condizioni di vita e di lavoro dei pescatori e delle loro
famiglie e a rafforzare la lotta contro il lavoro forzato e la
tratta di esseri umani".
GR/
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