Dall'ottimizzazione dell'uso dei
fertilizzanti arriva una sempre minore dispersione dei
nutrienti: rispetto al resto d'Europa l'input di azoto e fosforo
negli ultimi 15 anni in Italia è, infatti, diminuito di circa il
7-8 per cento. Trend simile anche per il settore degli
agrofarmaci: le quantità di prodotti fitosanitari venduti in
Italia negli ultimi 10 anni, infatti, sono diminuite
complessivamente del 14%.
Questi alcuni dati emersi dal Focus Fertilizzanti
dell'Osservatorio Agrofarma, presentato a Rimini alla fiera
Macfrut.
Negli ultimi 5 anni, le imprese produttrici di fertilizzanti
hanno destinato 104 milioni di euro (in media, quindi, circa 20
milioni all'anno) ad attività di innovazione, ricerca di nuove
materie prime, efficientamento dei processi produttivi, anche
dal punto di vista energetico (R&D), impegno, sempre secondo il
Focus Agrofarma, che si affianca a quello delle imprese di
agrofarmaci che, in Italia, investono circa 3% del fatturato
annuo (circa 32 milioni di euro) in attività di R&D. Di questi,
circa 1/3 viene destinato allo sviluppo di prodotti utilizzabili
anche in agricoltura biologica. Inoltre del totale dei
fertilizzanti registrati negli ultimi 9 anni, oltre il 60% è
idoneo all'utilizzo anche nel bio.
"Crediamo che la nutrizione e la difesa siano due componenti
fondamentali di un'agricoltura sana, produttiva e competitiva",
afferma Paolo Tassani, presidente di Agrofarma-Federchimica. Per
Paolo Girelli, presidente di Assofertilizzanti-Federchimica,
"solo attraverso un sistema normativo aperto all'innovazione e
fondato su solide basi scientifiche sarà possibile garantire la
piena sostenibilità del sistema agroalimentare italiano ed
europeo" mentre secondo Enrica Gentile, Ceo & Founder di Areté,
responsabile scientifico del progetto, "innovazione e crescente
efficienza produttiva sono elementi cardine della strategia del
settore".
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