"Il consumo di vino è salito dal 55%
al 58,9% tra il 2013 e il 2023, a conferma del suo ruolo
centrale nella cultura e nello stile di vita degli italiani. Ma
se da un lato aumenta la passione nazionale, dall'altro il
comparto guarda con apprensione alla politica dei dazi imposta
dagli Stati Uniti, primo mercato di sbocco del vino italiano".
E' quanto emerge dal primo Rapporto Enpaia-Censis che "fotografa
- secondo gli analisti - un settore in salute, ma sotto
minaccia". Lo studio registra che negli ultimi vent'anni,
l'export è quasi triplicato, passando da 2,9 miliardi di euro
nel 2003 a 8,1 miliardi nel 2023. I ricercatori evidenziano che
gli Usa guidano la classifica con 1,9 miliardi di euro di
importazioni italiane nel 2024 (+72,4% rispetto al 2014),
seguiti da Germania (1,2 mld), Regno Unito (851 mln) e Canada
(448 mln). L'analisi sottolinea che la quota del vino
sull'intero export nazionale è passata dall'1,01% al 1,30%. Con
il report emerge inoltre che il 79,4% degli italiani ritiene
fondamentale difendere il settore dal rischio dazi. La ricerca
segnala che il 73,8% degli italiani ama visitare cantine,
partecipare a degustazioni e fare gite nei territori vinicoli.
Un'esperienza trasversale, apprezzata - evidenzia il Rapporto
Enpaia-Censis- da tutte le fasce di reddito: dal 75% dei
cittadini con redditi bassi fino al 74,1% di quelli più
abbienti. Anche il consumo segue logiche di qualità e
responsabilità: l'80,2% preferisce bere meno ma meglio, e il
90,1% ritiene possibile godersi il vino senza eccessi. L'89,3%
riconosce l'impatto economico del comparto considerando il vino
un volano di occupazione, turismo e valorizzazione dei
territori. Per il 90,9% degli italiani, il vino migliora
l'immagine dell'Italia nel mondo, è "un simbolo identitario,
ambasciatore del Made in Italy e baluardo da difendere in un
contesto internazionale sempre più complesso".
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