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L'ironia nell'arte italiana tra XX e XXI secolo, a Bologna

L'ironia nell'arte italiana tra XX e XXI secolo, a Bologna

La mostra al Mambo dal 5 febbraio al 6 settembre

BOLOGNA, 04 febbraio 2025, 18:15

di Nicola Pirrone

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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In occasione del 50esimo anniversario della fondazione della Gam, la Galleria d'Arte Moderna di Bologna nata nel 1975 alle porte del quartiere fieristico su disegno dell'architetto Leone Pancaldi, il MAMbo Museo d'Arte Moderna di Bologna, naturale evoluzione di quell'esperienza, ha allestito la mostra collettiva "Facile ironia. L'ironia nell'arte italiana tra XX e XXI secolo", curata da Lorenzo Balbi e Caterina Molteni, nell'ambito di Art City Bologna 2025.

L'esposizione, che ha come sponsor il Gruppo Hera, è stata pensata per gli spazi della Sala delle Ciminiere e, dopo l'inaugurazione del 5 febbraio alle 18, sarà aperta fino al 7 settembre. Più di 100 opere e documenti d'archivio di 79 artisti, tra cui molte donne, presentati attraverso un arco temporale di circa settant'anni, dagli anni Cinquanta a oggi, proponendosi di ripercorrere la storia dell'arte italiana attraverso il tema dell'ironia.

"In un percorso che abbraccia generazioni e linguaggi - ha spiegato Balbi alla presentazione - la mostra rivela come questo dispositivo espressivo sia stato utilizzato per scardinare convenzioni, mettere in crisi certezze e offrire nuove prospettive di lettura della realtà. L'ironia è uno strumento complesso, mai neutrale, capace di destabilizzare e trasformare, proprio come ha fatto l'arte negli ultimi decenni, assumendo il ruolo di una vera e propria strategia critica e immaginativa".

Nel percorso espositivo si potranno cogliere il potere immaginativo di Bruno Munari, l'irriverenza di Piero Manzoni, il paradosso di Gino De Dominicis, l'intreccio con la sfera politica di Piero Gilardi e Michelangelo Pistoletto, la sfida agli stereotipi femminili di Tomaso Binga e Mirella Bentivoglio e il nonsense di Adriano Spatola e Giulia Niccolai. Un modo, quello di Facile Ironia, di ripercorre la storia dell'arte attraverso l'espediente critico e immaginativo dell'ironia sviluppato in macroaree tematiche: il paradosso, il suo legame con il gioco, l'ironia come pratica di nonsense e l'ironia come arma femminista di critica al patriarcato e all'ordine sociale italiano, e poi ancora la sua relazione con la mobilitazione politica e l'ironia come forma di critica istituzionale. Ad accogliere il visitatore la Mozzarella in carrozza di Gino De Dominicis che traduce la nota pietanza in realtà ed esplicita il primo cortocircuito linguistico dell'esposizione: il paradosso.

E poi, i lavori surreali di Giorgio De Chirico, le Sculture da viaggio di Bruno Munari e gli arredi "inutili" di Carla Accardi, fino ai lavori fumettistici degli Indiani Metropolitani firmati da Pablo Echaurren. Senza dimenticare un video di Totò nudo a rappresentare la fragilità dell'attore. "Un gioco, insomma - ha aggiunto Molteni - come pretesto per ripensare le regole e i media dell'arte".

Il progetto di allestimento, affidato a Filippo Bisagni, legge l'architettura del Mambo in chiave anch'essa ironica, rievocando il "fantasma rossiano", una struttura andata persa durante i lavori di ristrutturazione della Sala delle Ciminiere affidati ad Aldo Rossi (l'architetto che morì prima che i lavori di ristrutturazione del Mambo fossero completati). La mostra è accompagnata poi da un corposo catalogo edito da Società Editrice Allemandi, con testi dei curatori e di alcuni ospiti.
   

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