ROMA - Negli ultimi decenni ha cominciato ad essere chiamata in politica "storytelling", ma l'arte di stupire e coinvolgere è una strategia di comunicazione che affonda le radici nel passato e che ha trovato nei Farnese, con la loro stupefacente e straordinaria collezione d'arte, una delle più impressionanti espressioni di magnificenza. Iniziata da Alessandro Farnese, asceso al soglio pontificio come Paolo III nel 1534, e ulteriormente arricchita dall'opera dei suoi nipoti, i cardinali Alessandro e Odoardo, la Collezione Farnese fu tra le più celebri raccolte artistiche e archeologiche, che raccoglieva un grande numero di capolavori dell'arte antica, tra cui sculture, dipinti e disegni dei più grandi artisti dell'epoca, gemme, monete e preziosi manoscritti. Rappresentò anche lo strumento attraverso il quale la famiglia Farnese cercò di consolidare il proprio prestigio nella Roma pontificia. Servì infatti a legittimarla come promotrice di una nuova Roma, in grado di riportare in vita la maestosità antica attraverso la cultura e le arti e, al contempo, a dare lustro alla figura di Papa Paolo III rafforzando il suo pontificato.
Ora parte di quell'immenso patrimonio artistico farnesiano, ormai smembrato nonostante i voleri del Gran Cardinale, Alessandro Farnese, che lo aveva tassativamente lasciato scritto in testamenti ed inventari, è in mostra per l'esposizione "I Farnese nella Roma del Cinquecento. Origini e fortuna di una Collezione": centoquaranta capolavori che si susseguono negli spazi espositivi di Villa Caffarelli, ai Musei Capitolini e che saranno visitabili dall'11 febbraio al 18 maggio 2025.
Tra le opere riunite grazie alla collaborazione dei tanti musei e istituzioni che oggi conservano l'eredità farnesiana, c'è la straordinaria Cassetta Farnese, uno scrigno dorato incastonato di lapislazzuli, smalti e intagli in cristalli di rocca, considerata tra i maggiori capolavori dell'oreficeria cinquecentesca, per l'ultima volta visibile al di fuori del Museo e Real Bosco di Capodimonte che la conserva. C'è il Libro d'Ore di El Greco da lui miniato per il Cardinale Alessandro Farnese, in prestito dalla Morgan Library di New York. E poi i capolavori che all'epoca impreziosivano gli ambienti più fastosi del Palazzo Farnese come lo splendido gruppo del Pan e Daphni, della metà del II secolo d.C., il raffinato gruppo del Ganimede con l'Aquila, anch'esso di età imperiale, e capolavori assoluti dell'arte rinascimentale, come la Madonna del Divino Amore di Raffaello e il Ritratto di Papa Paolo III con il camauro di Tiziano, accanto ad una importante serie di studi preparatori degli affreschi di Annibale Carracci che decoravano la Galleria di Palazzo Farnese.
La mostra a cura di Claudio Parisi Presicce e Chiara Rabbi Bernard è uno dei progetti di maggior rilievo nell'ambito dell'anno giubilare organizzati dalla Sovrintendenza Capitolina, e fa parte dell'intervento "#Amanotesa". Ad aprire la visita, un'introduzione dedicata al legame tra Paolo III e Roma, e agli importanti interventi urbanistici voluti da papa Farnese, in preparazione del Giubileo del 1550, qui riassunti sulla riproduzione di una mappa del 1555.
Si deve proprio al Papa Farnese l'iniziativa del grandioso rinnovamento di Piazza del Campidoglio, affidato al genio di Michelangelo, con la collocazione della celebre statua in bronzo del Marco Aurelio, trasferita nel 1538 dalla Piazza del Laterano.
L'esposizione riunisce parte dell'immenso patrimonio artistico farnesiano grazie alla collaborazione dei tanti musei e istituzioni che oggi conservano tale eredità dal valore inestimabile. I maggiori contributi sono giunti da Napoli, città che custodisce nel Museo Archeologico Nazionale, nel Museo e Real Bosco di Capodimonte e nella Biblioteca Nazionale "Vittorio Emanuele III" numerose opere appartenute alla Collezione Farnese, tra cui la famigerata Tazza Farnese di epoca ellenistica che non è tuttavia in mostra. Altrettanto preziosa la collaborazione degli altri enti prestatori tra cui figurano anche prestigiose istituzioni estere come il Museo del Louvre di Parigi, il Museo di Belle Arti e Archeologia di Besançon, la Royal Collection Trust, la Morgan Library di New York.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA