In Val Padana l'inquinamento è
causato anche dal settore primario. Siamo in quel periodo
dell'anno in cui gli allevatori distribuiscono sui campi vicini
i contenuti dei serbatoi colmi di liquami, un processo che
produce particolato sottile per via delle esalazioni di
ammoniaca. Lo ricordano i comitati Legambiente di Lombardia,
Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte, che a Regioni e Arpa chiedono
di "ridurre e monitorare le emissioni da stalle, campi agricoli
e risaie".
"Le regioni Padane - scrivono - non saranno in grado di
adeguarsi agli obblighi della nuova direttiva europea sulle
concentrazioni di inquinanti, a meno di affrontare anche il nodo
delle emissioni che derivano dalle attività agricole e,
soprattutto, zootecniche, che vedono concentrarsi nelle quattro
regioni settentrionali l'85% dei suini e il 65% di tutti i
bovini allevati in Italia", ma anche ovaiole e polli da carne.
L'intensità degli allevamenti qui "è la prima causa delle
emissioni di ammoniaca e metano - aggiungono - sostanze che,
combinandosi con i gas da traffico, sono precursori l'una della
formazione di particolato secondario, responsabile dello smog
invernale, e l'altro della produzione atmosferica di ozono, da
cui dipende la formazione di smog fotochimico nella stagione
estiva".
Problemi che sono anche stati trattati in un documento
sviluppato da Legambiente nell'ambito di 'Methane Matters', la
coalizione europea impegnata per il rispetto degli accordi
globali per la riduzione delle emissioni di metano, e in cui
sono descritte le soluzioni possibili, dall'interramento dei
liquami al ricorso alla digestione anaerobica, in impianti ad
alte prestazioni, per trasformare il problema delle emissioni di
metano da scarti organici in una risorsa energetica rinnovabile.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA