BRUXELLES - Il piano presentato dall'alto rappresentante Ue Kaja Kallas per fornire tra i 20 e i 40 miliardi di euro di aiuti militari a Kiev nel 2025 si è incagliato - come ampiamente previsto - tra le incertezze del Consiglio Affari esteri, dove sono emerse chiaramente varie perplessità tra gli Stati membri. Secondo Kallas intorno al tavolo si è registrato "un ampio sostegno politico" intorno alla proposta e ora la discussione si sta concentrando "sui dettagli". Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani però ha chiesto nero su bianco degli "approfondimenti" precisando che Roma, sul punto, "non è sola".
Al Consiglio si è dunque ripresentata la linea di faglia della vigilia, ovvero da una parte il blocco nord-orientale, che chiede maggiori impegni verso l'Ucraina e una divisione più equa degli sforzi tra i partner, e dall'altra il fronte mediterraneo, che invece frena e non è d'accordo ad usare il metodo del Reddito Lordo Nazionale per suddividere proporzionalmente alla dimensione delle economie i contributi da versare.
"Per l'Italia si tratterebbe di 4-5 miliardi di euro, tenendo presente che noi dobbiamo anche raggiungere l'obiettivo del 2% della Nato e c'è il piano per la sicurezza della presidente von der Leyen, che noi abbiamo approvato", ha sottolineato Tajani. "Valuteremo con grande attenzione anche la proposta di Kallas e poi vedremo se sarà possibile spendere di più: intanto vediamo cosa viene fuori dalla telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin". Il tema dell'equa suddivisione sta però diventando un fattore dirimente per molti Stati membri.
"La Danimarca (6 milioni di abitanti, Pil di 373 miliardi di euro) - calcola il Financial Times - ha fornito all'Ucraina più aiuti militari di Francia, Italia e Spagna messe insieme (174 milioni di abitanti, Pil di 7 mila miliardi di euro)". Non solo. Secondo i leader del Nordic-Baltic 8 o NB8 - il gruppo che riunisce Danimarca, Estonia, Finlandia, Islanda, Lettonia, Lituania, Norvegia e Svezia - in termini di aiuti militari a Kiev il blocco è secondo solo agli Usa, davanti quindi alla Germania.
"La situazione attuale è profondamente ingiusta", confida un funzionario europeo. Non sorprenderà quindi che tra i sostenitori del piano Kallas si contino appunto i Paesi Ue dell'NB8 più la Germania, l'Olanda, la Polonia, la Romania, la Repubblica Ceca e l'Irlanda (cioè 13 Paesi su 27). Tra gli apertamente contrari, invece, le solite Ungheria e Slovacchia. La lista degli scettici comprende, oltre all'Italia, la Francia, la Grecia, Malta, Cipro e il Belgio.
La Spagna, pure, non è molto per la quale. "Al momento non c'è nessuna proposta dell'Alto rappresentante, c'è solo un non paper", ha detto il ministro degli Esteri di Madrid José Manuel Albares Bueno arrivando al Consiglio. "Ma la Spagna non ha bisogno di aspettare l'alto rappresentante per dare il suo contributo all'Ucraina, come abbiamo fatto", ha aggiunto.
Val però la pena di ricordare che l'iniziativa di Kallas non è vincolante ma volontaria, proprio per aggirare il veto di Budapest, e dunque non c'è modo di obbligare i vari Paesi a rispettare le quote. "Alla fine il principio della ripartizione in base al peso dell'economia potrebbe essere annacquato per ottenere la più ampia partecipazione possibile", confida un funzionario Ue. "L'ultimo Consiglio europeo ha istruito di procedere speditamente con il lavoro, lo abbiamo fatto e spero che potremo compiere passi in avanti: intorno al tavolo oggi c'era la determinazione di mostrare il nostro impegno verso l'Ucraina", ha messo le mani avanti l'alto rappresentante.
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