Nono festival per Francesco Renga, ma
anche e soprattutto nona partecipazione a 30 anni dalla prima
nel 1991, in gara tra le Nuove Proposte con i Timoria (e vanta
anche una vittoria nel 2005 con Angelo). "Tornare a Sanremo non
ha mai avuto per me un significato più profondo - racconta il
cantante, che all'Ariston porta il brano Quando trovo te,
scritto con Roberto Casalino e Dario Faini - non è solo la gioia
di tornare su quel palcoscenico, in quel contesto così
importante per la musica e per il mio lavoro. Questa volta
significa ricominciare finalmente a farlo, il mio lavoro.
Significa ripartire insieme con tutto il Paese. Sanremo diventa
così il simbolo stesso di una ripartenza del mondo dello
spettacolo e un segnale di speranza: la speranza che questo
incubo possa finire il prima possibile".
Quando trovo te, accolta tiepidamente dagli addetti ai lavori
("ma sono sicuro che nelle cinque serate del festival crescerà")
esplora il concetto di "oblio salvifico": dimenticare come forma
di protezione e come riparo da una vita che spesso ci costringe
alla fretta. Racconta del momento in cui i ricordi felici che
teniamo nascosti in fondo al cuore, al riparo dalla
quotidianità, all'improvviso riaffiorano potenti. "E penso ad
esempio a quando in vacanza in Sardegna mio nonno mi veniva a
svegliare alle 6 del mattino per andare a dar da mangiare agli
animali. I ricordi ci riportano a situazioni di normalità che ci
danno la felicità".
Rispetto a quel ragazzo di 22 anni che salì sul palco 30
anni, "a parte i capelli bianchi, ho sempre la stessa urgenza di
farmi sentire. Quella non è mai mutata nel tempo", racconta
ancora Renga che si sente "non il nonno, ma lo zio di tanti
giovani che sono in gara insieme a me. A loro dico: non perdete
quella luce che avete, quella scheggia di follia e incoscienza
che porta ciascuno di noi sul palco".
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