Registrazioni 'clandestine', penne
o cellulari usate come cimici, telecamere di sicurezza per
monitorare i movimenti, appostamenti in stanzine per carpire
conversazioni private. A raccontare di come tutti 'spiavano'
tutti nella lussuosa villa nel cuore di Milano di Lady Gucci,
dove regnava una sorta di ossessione per il controllo, sono le
deposizioni agli atti dell'indagine in cui sono indagati in otto
sulla la gestione del patrimonio milionario lasciato da Silvana
Barbieri alla figlia Patrizia Reggiani, vedova e mandante
dell'omicidio del marito.
A descrivere quel che accadeva tra le mura di quell'edificio
al pm Michela Bordieri e all'aggiunto Tiziana Siciliano sono
stati innanzitutto la badante della signora Barbieri e il
domestico di casa, entrambi dello Sry Lanka, sentiti tra
l'aprile e il maggio 2021. L'uomo ha spiegato di aver cominciato
pure lui a registrare i dialoghi per tutelarsi, avendo
"percepito" che c'era qualcosa "di strano" da quando, morta la
signora Barbieri, si era trasferita in casa Loredana Canò, ex
compagna di cella di Patrizia Reggiani, poi diventata sua
assistente personale. La donna aveva "preso il controllo di
tutto" perfino delle telecamere interne, "e ritirato le chiavi"
di tutto, pure della cassaforte. In più aveva l'abitudine di
"registrare" e in un caso aveva messo nella borsa della vedova
Gucci una penna-cimice.
La stessa badante ha registrato un colloquio con Barbieri,
così come in passato ha fatto Allegra Gucci, quando ci furono
tensioni con la nonna, la quale, del resto "non si fidava di
nessuno, nemmeno del notaio, quindi nessuno sapeva di essere
registrato".
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