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Responsabilità editoriale di Bruno Editore
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MILANO, 29.04.2025 – Dopo l'ondata dirompente di ChatGPT e dell'intelligenza artificiale capace di conversare e creare, una nuova evoluzione, più silenziosa ma altrettanto potente, si sta affacciando sul mondo del business: quella degli Agenti AI. Non più solo software che rispondono a domande o generano contenuti, ma sistemi intelligenti progettati per agire autonomamente, eseguendo compiti complessi all'interno dell'ambiente digitale aziendale. Una sorta di "dipendenti digitali" che promettono di ridefinire l'efficienza operativa, il marketing e le vendite.
Ma cosa sono esattamente questi Agenti AI e come funzionano? Se le AI conversazionali sono state la prima grande scossa percepibile dal grande pubblico, gli agenti rappresentano il passo successivo: software dotati di autonomia decisionale, capaci di percepire dati (da email, siti web, database), scegliere l'azione migliore in base a obiettivi specifici e regole definite, e infine compiere quell'azione (aggiornare un CRM, inviare una comunicazione, prenotare un appuntamento). Il tutto con minima supervisione umana, lavorando potenzialmente H24.
Una rivoluzione resa possibile dai recenti progressi nei modelli linguistici (gli stessi dietro ChatGPT) e dalla crescente accessibilità di piattaforme che permettono di crearli anche senza competenze di programmazione profonde.
«È un cambiamento fondamentale», spiega Giacomo Bruno, ingegnere elettronico, fondatore di Bruno Editore e pioniere del digitale in Italia. Bruno, che studia e applica l'AI nel business da diversi anni e ha recentemente pubblicato il primo libro italiano sull'argomento, "Agenti AI per il Business" (Bruno Editore), sottolinea l'accessibilità di questa nuova ondata: «Molti imprenditori vedono ancora l'AI come qualcosa di astratto o riservato ai colossi tech. La realtà è che gli Agenti AI, specialmente quelli focalizzati su compiti specifici, sono oggi alla portata anche delle Pmi e dei professionisti. Non servono budget milionari per iniziare ad automatizzare processi che oggi divorano tempo prezioso».
Ma come "ragiona" un agente? «Il loro funzionamento si basa su un ciclo semplice: Percezione-Decisione-Azione», chiarisce Bruno. «L'agente 'percepisce' dati dal suo ambiente digitale, 'decide' cosa fare in base agli obiettivi e alle regole che gli abbiamo dato – usando logiche semplici o modelli AI più complessi – e poi 'agisce', interagendo con altri software o piattaforme. È un ciclo continuo che permette un'automazione intelligente e relativamente adattiva».
Le applicazioni, secondo l'esperto, sono vastissime. «Pensiamo al marketing: agenti che monitorano i concorrenti, ottimizzano campagne pubblicitarie, personalizzano le email o aiutano a creare contenuti. O alle vendite: ricerca e qualifica automatica dei lead, gestione dei follow-up costanti, supporto operativo al team commerciale. E nelle operazioni quotidiane, possono gestire email e calendari, fare data entry da documenti, fornire supporto clienti di primo livello o coordinare flussi di lavoro semplici. Si tratta di delegare la routine alla macchina per liberare l'intelligenza umana».
La preoccupazione che questi "dipendenti digitali" possano sostituire i lavoratori umani è diffusa, ma Bruno la ridimensiona: «L'obiettivo non è la sostituzione, ma il potenziamento. Gli agenti eccellono nei compiti ripetitivi e basati sui dati, ma mancano di empatia, creatività strategica, capacità di gestire relazioni complesse. Qualità squisitamente umane che diventano ancora più importanti. L'Agente AI libera il professionista dal lavoro noioso, permettendogli di concentrarsi su attività a maggior valore aggiunto, diventando un 'lavoratore aumentato'».
La sfida per le aziende italiane, conclude Bruno, è superare l'inerzia e iniziare a sperimentare. «Non serve rivoluzionare tutto subito. Basta partire in piccolo, identificare un processo ripetitivo e dispendioso, scegliere uno strumento accessibile – oggi ce ne sono molti che non richiedono di saper programmare – e costruire un primo agente. È un percorso di apprendimento continuo, fondamentale per non rimanere indietro in un mondo che corre sempre più veloce grazie all'intelligenza artificiale». Un futuro, forse non così lontano da quello immaginato dai grandi imprenditori dell'AI, in cui l'efficienza sarà sempre più legata alla capacità di orchestrare collaboratori umani e digitali.
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