Sul palco dell'Ariston è già passato come ospite nel 2023 sulla nave e nella serata dei duetti (con Emma), ma per Bresh quello di quest'anno è il debutto in gara con il brano La Tana del Granchio. Cantautore e rapper della nuova scena ligure (che avanza anche al festival, "che figata vedere che spacca"), il 28enne nato a Lavagna (all'anagrafe Andrea Brasi) si è sempre distinto per una scrittura semplice e diretta che conferma anche al festival.
"Il brano rappresenta il me stesso più profondo, con tutte le contraddizioni che ho. La Tana del Granchio (la Crusca ha evidenziato come la parola granchio sia per la prima volta usata in una canzone in gara al festival, ndr) è la difficoltà che abbiamo di riuscire a esprimerci. Le chele sono la nostra difesa non solo in amore, ma in tutti i rapporti interpersonali, anche quelli lavorativi. Una mia fragilità? Il rapporto con i social: credo che la formula per viversela serenamente sia esprimere solo verità".
Con 27 certificazioni platino e 9 oro (tra i suoi ultimi successi Torcida e Nightmare con i Pinguini Tattici Nucleari), e una lunga gavetta, Bresh - cresciuto con i film e le colonne sonore della Disney e viaggiatore per passione ("mi sento sempre un Ulisse, è la cosa che mi crea curiosità e fame. Il viaggio mi permette anche di scappare dai live. Il prossimo? A cavallo in Cappadocia") - arriva all'Ariston consapevole dell'opportunità che ha, ma tenendo i piedi ben piantati in terra. "Vedo quel palco come una grande tappa e non come un gran finale. L'importante per me era andarci per fare un passo, e poi farne un altro. Ma senza farlo più lungo della gamba e senza inciampare, soprattutto in un percorso bagnato come quello del festival. Proseguire con i paraocchi senza farsi ammaliare da questa luce abbagliante che è Sanremo, che - senza essere troppo cattivi - possiamo chiamare anche fuoco di paglia". Perché Sanremo è Sanremo, ma ancora di più lo sono album e tour (con live nei palasport in programma a novembre a Roma l'1 e una doppia data a Milano il 6 e il 7), "perché sono le cose che durano davvero: il festival dura una settimana e l'anno dopo ce n'è un altro. La classifica non mi preoccupa tanto, la mia soddisfazione sarà la buona riuscita della performance e - scherzando - e far capire finalmente a mia zia che faccio il cantante". Ma anche a tanti altri che magari lo conoscono poco. "Io sarò lo stesso di sempre, quello che conoscono i miei amici, gli stessi dall'infanzia, e la mia famiglia. Non sono capace a costruire personaggi. Più che guardarmi io con tenerezza, è la mia tenerezza che mi ha fatto guardare così dagli altri. Sarò così tanto me stesso, che non coprirò neppure le occhiaie che ho sempre: il mio tratto distintivo. Ci sono nato".
Aveva già provato a partecipare, "ma forse in maniera svogliata, in qualche modo mi sono autosabotato. Se il film è già scritto, questo è il momento giusto e ringrazio chi in passato mi ha detto di no, per essere qui oggi", dice. Nella serata delle cover, Bresh duetterà con Cristiano De André in Crêuza de mä di Fabrizio De André, in dialetto genovese. "Un cerchio che si chiude - racconta l'artista -. Crêuza è porto sicuro, che mi ricorda da dove vengo, i sapori e gli odori della mia terra. Forse per i fedelissimi del Faber, che in vita sua non volle mai andare a Sanremo, potrebbe essere considerato dissacrante, ma io sono certo che gli avrebbe fatto piacere. E farla con Cristiano, che mette una sorta di timbro di garanzia, è una soddisfazione immensa. Alla fine gli omaggi sono omaggi". Il legame con la sua terra è così forte che alla fatidica domanda se preferisce la vittoria a Sanremo o lo scudetto del Genoa, non ha alcun dubbio. "Ma è ovvio, lo scudetto! Perché quella è una malattia che non va più, e invece oltre Sanremo c'è altro".
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