Le imprese che puntano all'internazionalizzazione devono investire in ricerca e innovazione tecnologica. Formazione fondamentale per intercettare i mercati esteri. Un concetto ribadito questa mattina a Cagliari durante il workshop "L'agroalimentare sardo e i nuovi mercati", nell'ambito della seconda Borsa Internazionale delle Imprese Italo-Arabe. Perché investire? "Non ci si improvvisa sui mercati stranieri - ha spiegato Alessio Tola, ordinario di Analisi e valutazione delle tecnologie all'Università di Sassari - le aziende che intendono uscire devono avere un progetto organico, altrimenti non si spingono al di là di una mera partecipazione a fiere". Il mercato estero va studiato. "Noi dobbiamo adeguarci ai gusti dei Paesi nei quali abbiamo intenzione di esportare", ha detto il Presidente Unione dei Pastori Nurri, Salvatore Pala. In che modo? "Investendo in nuove tecnologie per creare un prodotto dal gusto più morbido, quindi apprezzabile anche dal punto di vista di chi importa". L'Unione dei Pastori di Nurri fa un fatturato annuo di 22 milioni di euro, produce formaggi ovini da tavola, ed esporta in gran parte negli Stati Uniti. Ora vorrebbe aprirsi al mercato arabo. L'azienda Tre A Latte Arborea (151 milioni di fatturato nel 2014, 5,3 mln da esportazioni) l'ha già fatto. "La Libia è nostro interlocutore privilegiato - ha sottolineato il direttore generale di Tre A, Francesco Casula - ora siamo interessati alla penisola araba".
BANCHE E CONFAPI, AZIENDE ESPORTINO SI PIU' - Istituti di credito e Confapi Sardegna danno la sveglia alle imprese: "Uscire, varcare il mare, affacciarsi ai mercati esteri: ne va della sopravvivenza del sistema". E' questo l'invito che hanno rivolto alle aziende sarde questa mattina a Cagliari, in occasione della seconda giornata della Borsa Internazionale delle Imprese Italo Arabe. "Notiamo una certa rassegnazione - ha spiegato Alessandro Tronci, direttore generale di Confidi, durante il seminario 'Accesso al credito e supporto finanziario: i servizi per l'internazionalizzazione delle imprese' - i sardi tendono a non spostarsi. Tolti i prodotti petroliferi raffinati ed il pecorino romano, il dato dell'export è molto basso. Invece bisogna intercettare i mercati. Da parte nostra cerchiamo di offrire non solo garanzie ma anche un valore aggiunto, cioè lo stimolo a conoscere i mercati esteri". Secondo Enrico Gaia (Confapi), "le imprese devono darsi una mossa, avere più coraggio, fare rete". Marcello Di Martino, direttore Area impresa di Intesa San Paolo Sardegna, ha ammesso che "presentarsi all'appuntamento di oggi come banche, non è facile. Abbiamo dei progetti che variano a seconda delle aree geografiche, ma che fatichiamo a condividere con le aziende". Per il responsabile direzione mercati del Banco di Sardegna, Stefano Sulis, "da un lato ci sono le banche che stimolano all'internazionalizzazione, dall'altra le imprese che fanno resistenza. Il nostro è un mercato chiuso con consumi statici. Bisogna uscire per la sopravvivenza delle imprese. A noi spetta il compito di formare. Gli strumenti finanziari ci sono, ma i progetti e le idee devono essere validi". Tra i relatori anche Paolo Di Marco, del dipartimento Sviluppo e Advisory Simest: "Incentiviamo non solo con il finanziamento ma anche con la acquisizione della quota del capitale di rischio fino al 49%".
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