La Gioconda di Amilcare
Ponchielli ritorna a Cagliari dopo 69 anni e, quarto titolo del
cartellone del Teatro Lirico, va in scena dal 7 al 16 febbraio.
Nel 1956 aveva inaugurato la stagione, in un gremito Anfiteatro
Romano. "Una lunga assenza che accomuna i palcoscenici di tutta
Italia", mette in evidenza il musicologo Vincenzo Borghetti
nella sua presentazione al ridotto del Lirico, il teatro Carmen
Melis.
L'esperto, nella sua lectio, è partito proprio dal "rapporto
intermittente che i teatri ebbero con l'opera per tutto il '900.
Molto amata da pubblico e critica, poi a lungo assente, a
Cagliari per circa 70 anni, e poi riportata in auge -
ricostruisce Borghetti, docente all'Università di Verona -
Sostenuta dal grande editore Ricordi, l'opera debuttò alla Scala
nel 1876 per tornarvi con esito trionfale nel 1880 nella sua
versione definitiva. Gioconda fu molto rappresentata, poi non
torna più nel teatro che l'aveva vista nascere fino al 1997, e
lo stesso più o meno si verificò in altri teatri".
Un'opera che ha segnato anche il debutto, all'Arena di Verona
nel 1947, di un mito come Maria Callas, ineguagliabile nel ruolo
del titolo. "Fortuna e sfortuna di quest'opera è stata quella di
venire presto incasellata in una categoria problematica -
osserva Borghetti - I critici storsero il naso davanti a questo
grand-opéra all'italiana, melodramma amatissimo dal pubblico, e
per questo considerata, a torto o a ragione, un prodotto da
grande industria. Ponchielli si pone il problema della modernità
ma, alla luce di quanto venne dopo di lui, la sua sembrò troppo
poco moderna, un bersaglio che l'autore voleva raggiungere senza
riuscirci".
Ponchielli, maestro di Puccini, a lui si ispirerà per la cura
delle parti orchestrali e il profilo di alcuni personaggi, uno
su tutti Scarpia. Borghetti parte dall'arte di Ponchielli nel
saper maneggiare l'orchestra, per mettere in rilievo la
lungimiranza del compositore. "La celebre danza delle ore, con
la sua scrittura orchestrale magistrale, è un ballabile che ha
raggiunto uno straordinario successo sinfonico - spiega il
musicologo - Basti pensare che è stata scelta da Disney, in
Fantasia, assieme a una carrellata di colonne portanti della
musica classica che hanno accompagnato i loro cartoon cult -
sottolinea - punta di diamante non solo dell'opera, che pure è
disseminata di gioielli, spicca infatti tra gli intermezzi
danzati del repertorio dell'800 italiano".
Le note di modernità del capolavoro di Ponchielli emergono
poi "nella partitura complessa, sontuosa e affascinante,
caratterizzata da una grande mobilità di scrittura, dalla
ricchezza timbrica, dall'intensità di un dramma affidato a sei
personaggi principali che coprono tutti i registri vocali
possibili. Ponchielli dimostra la sua straordinaria capacità di
saper raccontare un dramma intensissimo attraverso la musica:
Gioconda - chiarisce Borghetti - è una spettacolare macchina
teatrale per un melodramma dai toni forti, coinvolgente ed
emozionante. Fila dritta come una freccia e tiene incollati
spettatrici e spettatori alle poltroncine, senza accorgersi del
tempo che passa".
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