"Mi preoccupa il calo di
attenzione verso le questioni della legalità che importanti
forze politiche hanno mostrato nelle ultime campagne elettorali
locali e nazionali. Se da un lato non si è ritenuta una
discriminante nella scelta della candidatura alla Presidenza
della Regione siciliana la condizione di imputato in un processo
delicato, dall'altro si è scelto di non candidare personalità
come quella di Piero Grasso che della lotta alla mafia ha fatto
una ragione di vita. Non candidare chi ha fatto scelte
coraggiose per difendere lo Stato e le istituzioni esponendosi a
rischi gravi, 'escludere' chi può dare un contributo
fondamentale nella politica di contrasto alle mafie è un segnale
pericoloso. E sappiamo tutti che le mafie vivono anche di
segnali. Parlare e riempirsi la bocca di proclami non basta. Al
Paese servono i fatti". Lo dice Maria Falcone, sorella del
giudice Giovanni Falcone e presidente della Fondazione Falcone.
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