"Un raffinato cultore del
frammento". Così Nicolò D'Alessandro definisce lo stile
artistico di Silvio Benedetto del quale ha curato una mostra di
35 tra disegni a matita, chine e due ritratti a olio di Jorge
Luis Borges e Michele Perriera. L'esposizione, visitabile fino
al 31 maggio al museo del disegno di Palermo (via Mogia 8), è
stata organizzata nell'ambito della settimana della cultura e
segna il ritorno dopo molti anni dell'artista italo-argentino
impegnato in una frenetica attività di autore, regista, attore
diviso tra il teatro, la pittura, il disegno. Benedetto si
lascia alle spalle le polemiche suscitate a Palermo nel dicembre
1974 quando presentò il manifesto "Arte come azione nel contesto
urbano" con la istallazione a piazza Politeama di un
Uomo-Cristo, una struttura poliedrica di 33 metri di altezza,
montata e smontata in poche ore. Molte le critiche all'opera che
invece venne difesa da numerosi artisti e intellettuali i quali
firmarono il manifesto promosso dall'artista. Seguì anni dopo
un'altra aspra polemica con l'Arcivescovado di Palermo. Invitato
a partecipare alla mostra "Il Sacro nell'arte" presentò una
Trilogia (Diluvio, Processione e Tragedia greca) che venne
tenuta fuori.
"Benedetto - osserva ancora D'Alessandro - riesce a
descrivere il dolore con grazia e sensibilitàù. Denuncia i
soprusi della violenza che porta nel cuore, esprime il proprio
disaccordo sulla intollerabile situazione politica della sua
Argentina". Con la stessa forza espressiva presenta immagini
erotiche che potrebbero suscitare ancora scandalo, ma in realtà
mirano a esaltare la potenza dell'amore.
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