Sono ancora seguiti dagli
psicologi alcuni dei migranti feriti da Luca Traini nella
sparatoria del 3 febbraio a Macerata. Mohammad Toure fa fatica a
parlare, ma si tira su la camicia e fa vedere le cicatrici delle
ferite vicino al fegato. Trema la voce Makan Djabi, 23 anni, del
Mali: "il 'pistolero' è tornato indietro tre volte: non mi ha
preso, sono corso via. Toure diceva 'sono dei petardi'. Io
invece 'sono spari, ci stanno sparando'". Erano in via dei
Velini quando Traini ha cominciato a sparare: Djabi non è
rimasto ferito, mentre è stato colpito vicino all'orecchio
mentre si trovava ai Giardini Diaz Aymere Innocent, 28 anni,
pastore evangelico nigeriano, forse il primo ad essere colpito
nel raid in giro per la città. Ma oggi di Traini dice "bisogna
pregare perché dio tocchi il suo cuore". Per "sono qui chiedere
giustizia" aggiunge. Tutti e tre si sono costituiti parte
civile, con gli altri migranti coinvolti. La Corte d'Assise ha
invece escluso il Pd nazionale (ammesso il Pd locale) e l'Acsim.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA