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Sulla carta di identità torna la dicitura genitori, scompaiono padre e madre

Sulla carta di identità torna la dicitura genitori, scompaiono padre e madre

La Cassazione ha respinto il ricorso del Viminale, 'è discriminatorio' per le coppie dello stesso sesso

ROMA, 10 aprile 2025, 11:29

di Lorenzo Attianese

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Sit-in di protesta organizzato da Famiglie arcobaleno - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sit-in di protesta organizzato da Famiglie arcobaleno - RIPRODUZIONE RISERVATA

'Genitori' torna nuovamente a scalzare la dicitura 'padre e madre' dalla carta di identità, almeno nel caso in cui una famiglia è costituita da due genitori dello stesso sesso che hanno fatto ricorso all'adozione. A stabilire giuridicamente l'ennesima inversione di rotta è la Cassazione, che ha respinto il ricorso del ministero dell'Interno contro la decisione della Corte di Appello di Roma, in merito alle richieste mosse da una coppia di donne, di disapplicare il decreto con il quale il Viminale aveva reintrodotto (all'epoca, nel 2019, il ministro era Matteo Salvini - ndr) l'indicazione 'madre e 'padre', già abolita nel 2015 in favore di quella appunto più generica.

Per gli ermellini - si legge nella sentenza - il ritorno di quella nomenclatura sulla carta d'identità elettronica ha un "carattere discriminatorio" e "difetta di un reale contenuto esplicativo", senza rappresentare coppie dello stesso sesso che in specifici casi hanno fatto ricorso all'adozione: ovvero è una dicitura che non rispecchia la realtà delle famiglie con genitori dello stesso sesso. Da questo punto di vista, osserva infatti la Cassazione, "le diciture previste dai modelli ministeriali ed imposte dal decreto non erano rappresentative di tutte le legittime conformazioni dei nuclei familiari e pregiudicavano il diritto del minore di ottenere una carta d'identità rappresentativa della sua peculiare situazione familiare". Ricordando le norme, la Cassazione sottolinea inoltre che "la carta di identità valida per l'espatrio rilasciata ai minori di età inferiore agli anni quattordici può riportare, a richiesta, il nome dei genitori o di chi ne fa le veci. L'uso della carta d'identità ai fini dell'espatrio dei minori di anni quattordici è subordinato alla condizione che essi viaggino in compagnia di uno dei genitori o di chi ne fa le veci".

È una pronuncia che provoca inevitabili reazioni politiche e per la quale esultano le associazioni che si battono per i diritti degli omosessuali e l'opposizione. Per il responsabile diritti del Pd ed europarlamentare, Alessandro Zan, si tratta di una "sentenza storica, che mette un punto fermo: la tutela dei diritti di tutti i figli è prioritaria. Negare a una bambina o a un bambino un documento d'identità che rappresenti 'le legittime conformazioni dei nuclei familiari' è una violazione grave e discriminatoria. Si infrange così contro la realtà, la crociata ideologica portata avanti dalla destra nei confronti delle famiglie arcobaleno, con l'imposizione della dicitura di Matteo Salvini e con i vari ricorsi dell'attuale ministro dell'interno Piantedosi. Una retorica ipocrita, cavalcata anche da Giorgia Meloni, che ha usato i diritti di tante bambine e tanti bambini per pura speculazione politica".

Parlano di "vittoria" Arcigay, le Famiglie Arcobaleno e la Rete Lenford, che hanno fornito supporto legale alle due madri coinvolte nella vicenda legale : "In un momento in cui chi governa ostacola la vita e la felicità delle famiglie che non rientrano in canoni ideologici - commentano - la Cassazione ribadisce ancora una volta un punto fondamentale: il vero interesse dei minori è che la loro realtà familiare venga riconosciuta per ciò che è. Il vero danno sarebbe ignorarla o negarla. Dopo queste sentenze l'unica soluzione auspicabile è l'annullamento del decreto Salvini". Fabrizio Marrazzo, portavoce Partito Gay Lgbt+, sottolinea come la Cassazione ha "demolito una circolare discriminatoria", una spinta per l'ampliamento dei diritti "come il referendum sul matrimonio egualitario sul quale chiediamo un impegno da parte di tutte le forze politiche".

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