Il Perugino superstar del Rinascimento: Parigi riabilita il 'divin pittore' in una mostra che si apre giovedì al Museo Jacquemart André dal titolo 'Il Perugino, maestro di Raffaello'.
"La mostra vuole approfondire un artista un po' dimenticato, ritenuto a torto noioso e che ha svolto un ruolo importantissimo nel rinnovamento dell'arte - spiega all'ANSA Vittoria Garibaldi, direttrice del laboratorio di analisi per il patrimonio culturale di Spoleto, uno dei due curatori assieme a Nicolas Sainte-Fare Garnot -.
I suoi contemporanei gli riconoscevano di essere l'inventore di un nuovo linguaggio pittorico come aveva fatto Giotto nel Trecento. Raffaello e gli altri partono da Perugino".
Il percorso espositivo ripercorre le grandi tappe della carriera di Pietro di Cristoforo Vannucci, noto come il Perugino, nato a Città della Pieve intorno al 1450 e morto nel 1523 a Fontignano: dalla sua formazione a Firenze a partire dalla seconda metà del XV secolo, lavorando al fianco dei più grandi talenti del tempo, da Leonardo a Botticelli, ai suoi capolavori a Perugia e a Roma (dove dipinse sei scene della Cappella Sistina). Inoltre Pietro Perugino esercita una grande influenza sui suoi contemporanei, in particolare su Raffaello di cui sono presentate otto opere.
In esposizione si possono ammirare una cinquantina di pezzi, in particolare le opere di piccole dimensioni, per problemi di spazio, che testimoniano "la sua grandezza, la perfezione e la capacità di innovare dal punto di vista iconografico, cromatico, tecnico, e di non fermarsi mai nell'innovazione quasi fino alla sua morte". In particolare c'è una tavoletta del miracolo della fanciulla dalla nicchia di San Bernardino - che faceva parte di un complesso di otto tavole - che può essere considerata "il primo manifesto del Perugino giovane che è stato a Firenze ha studiato nella bottega del Verrocchio - osserva la curatrice -.
E' una concentrazione dell'arte italiana del 1470, una sintesi di altissima qualità di quelle che erano le novità di quel periodo". Altri capolavori sono il 'San Bernardino risana da un'ulcera la figlia di Giovanni Petrazio da Rieti' proveniente dalla Galleria nazionale dell'Umbria, 'Apollo e Dafne' (1490) del Museo del Louvre, uno dei rarissimi dipinti di soggetto profano, e la 'Madonna col bambino' del 1500 prestata dalla National Gallery of Art di Washington. Oltre a opere presentate contemporaneamente per la prima volta come la ricomposizione della pala di San Nicola da Tolentino o un dittico inedito di una Vergine e di una testa di Cristo su sfondo nero.
Nell'ultima sala le opere di Perugino e Raffaello sono messe a confronto. "Gli storici dell'arte sono divisi su chi fu il maestro di Raffaello - conclude la Garibaldi - per Giorgio Vasari fu il Perugino, nella sua bottega di Perugia dove arrivò tra il 1494 e il 1498, mentre per la tradizione anglosassone fu suo padre, Giovanni Santi a Urbino. Io ritengo più probabile che il Perugino sia stato il maestro di Raffaello". L'esposizione è realizzata in collaborazione con la soprintendenza per i Beni Storici e Artistici dell'Umbria che presta sei capolavori della Galleria nazionale, e ha il sostegno dell'ambasciatore d'Italia a Parigi, Giandomenico Magliano, e dell'Istituto italiano di cultura. In via eccezionale la Pinacoteca comunale di Deruta ha prestato un affresco staccato rappresentante il Padre Eterno con i santi Rocco e Romano.
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