Nature morte, scorci del paese, ritratti di personaggi e intellettuali che frequentavano il piccolo borgo in provincia di Roma. Sono i temi della ricerca fotografica che il pittore Emanuele Cavalli, tra gli esponenti di spicco della Scuola Romana, sviluppò a partire dal 1935 per una decina d' anni nel periodo trascorso ad Anticoli Corrado, che dalla metà dell' Ottocento fu cenacolo di artisti italiani e stranieri attratti dalla bellezza dei luoghi e delle sue donne tanto da guadagnarsi il titolo di 'paese delle modelle'. A questa pagina specifica del percorso seguito dal maestro del colore il Civico Museo di Arte Moderna e Contemporanea del comune, minuscolo ma ricco di opere preziose donate da pittori e scultori che vi soggiornarono, dedica dal 12 marzo al 26 giugno la mostra curata da Ilaria Schiaffini che ha selezionato 60 scatti suggestivi. L' esposizione si affianca quella dedicata alla produzione pittorica e agli archivi di Cavalli inaugurata nei giorni scorsi Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma e concentra l' attenzione appunto sugli anni in cui l' artista cominciò ad Anticoli a cimentarsi con la fotografia, anche insieme con il fratello gemello Giuseppe, fotografo. Emanuele da un lato perfezionò le tecniche di sviluppo e stampa per riprodurre i suoi quadri e per riprendere i modelli in posa - come nel caso degli studi per l'affresco per il Museo delle Arti e delle Tradizioni Popolari - e dall'altro ''sperimenta punti di vista inediti e mette in scena nature morte dal carattere simbolico, preludio di una produzione surrealista che svilupperà più compiutamente nel dopoguerra''. Fin al 1946 ad Anticoli il pittore fu a stretto contatto con alcune figure influenti della cultura del tempo, dal collega Giuseppe Capogrossi, al drammaturgo Luigi Pirandello e il figlio Fausto anch' egli pittore, a Elsa Morante, immortalandoli in ritratti fotografici intensi. A queste immagini si aggiunge un gruppo di scatti che documentano la memoria storica del paese: gli scorci del borgo e le feste più caratteristiche, dalle gare di spaghetti all'albero della cuccagna, le processioni e i ritratti di personaggi anticolani. A colpire, in particolare sono le nature morte di tono surreale, ''quasi dei teatrini - suggerisce la curatrice - che Cavalli compone e allestisce a partire da materiali di risulta, vicini ad esempi futuristi, sui quali probabilmente influì l'amicizia con Vinicio Paladini, anche lui presente ad Anticoli nella seconda metà degli anni Trenta''. Chiude il percorso una serie di fotografie scattate da Emanuele Cavalli dalla finestra dello studio della 'Gliva murata, che fu un vero laboratorio creativo per i due fratelli, come emerso recentemente negli studi condotti per la mostra 'Noi e l' immagine. La fotografia di Emanuele e Giuseppe Cavalli'', curata anche questa da llaria Schiaffini con Alessia Venditti e Arianna Laurenti in corso fino al 9 marzo al Museo Laboratorio di Arte contemporanea dell' Università La Sapienza di Roma, sul lavoro fotografico che li ha accomunati. Questo capitolo specifico mette a confronto in 130 scatti il taglio e lo stile dei due fratelli. Giuseppe Cavalli, rimarcano i curatori, ''è un riferimento assodato nella storia della fotografia italiana del dopoguerra''; Emanuele, invece, ''pittore affermato della Scuola romana e firmatario con Capogrossi e Melli del manifesto del Primordialismo plastico, praticò l' arte in forma dilettantistica e marginale, giungendo tuttavia a esiti originali e aggiornati sulle ricerche d' avanguardia''.
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