'Una ricerca senza fine', in
perenne movimento: è la fotografia di Nino Migliori (Bologna,
1926), in mostra dal 17 febbraio al 3 giugno al Castello Estense
di Ferrara. Un flusso di idee, progetti, sperimentazioni, ma
anche precise prese di posizione etiche e politiche accompagnate
da un ideale estetico in continua evoluzione. L'artista ha
sempre agito con un unico e irrinunciabile obiettivo: spostare
sempre più in là i confini della fotografia, riscrivendo
costantemente la grammatica delle immagini, aprendo e
legittimando filoni di indagine prima di lui sconosciuti.
Questa antologica - a cura di Denis Curti e organizzata da
Fondazione Ferrara Arte, Servizio Musei d'Arte del Comune di
Ferrara e Fondazione Nino Migliori - ripercorre la "ricerca
senza fine" condotta da Migliori dal 1948 ad oggi: dagli scatti
di sapore neorealista, che raccontano l'Italia degli anni
Cinquanta, e dalle serie dei Muri e dei Manifesti strappati,
dove mostra affinità con la pittura informale europea, alle
sperimentazioni concettuali con cui indaga aspetti trascurati o
non previsti del linguaggio fotografico (la reazione dei
materiali, il ruolo cosciente del caso, quello del tempo, la
presenza fisica e gestuale dell'artista), e alle opere che
evidenziano un particolare interesse per la comunicazione visiva
nel suo insieme.
Nel percorso di Nino Migliori la fotografia assume valori e
contenuti legati all'arte, alla sperimentazione e al gioco: oggi
lo si considera un vero architetto della visione perché ogni suo
lavoro è frutto di un progetto preciso sul potere dell'immagine,
tema che ha caratterizzato tutta la sua produzione.
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