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Patina memoriae, la scultura viscerale di Alessio Deli

Patina memoriae, la scultura viscerale di Alessio Deli

Le opere dell' artista in mostra nelle Domus Romane del Celio

ROMA, 25 aprile 2025, 15:08

Redazione ANSA

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(di Luciano Fioramonti) Presenze femminili misteriose, statue e busti come reperti archeologici, le forme della bellezza classica e rinascimentale che richiamano anche la mano di artisti della modernità, in un ambiente affascinante nel cuore dell' Urbe dove la stratificazione delle epoche equivale a un viaggio nel tempo. Lo scultore Alessio Deli porta il suo modo di leggere il passato con uno sguardo contemporaneo nello scenario delle Domus Romane del Celio, sotto la Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, conosciute anche come la "casa dei martiri Giovanni e Paolo". La mostra ''Patina memoriae'' promossa da CoopCulture riunisce fino al 27 luglio 13 opere inserite perfettamente nel percorso che si snoda tra la Sala dei Geni, la Cella Vinaria e l' Antiquarium. ''In questo luogo senza tempo - dice l' artista all' ANSA - si sono sedimentati il ricordo e la memoria in base alle varie destinazioni d' uso, prima case e poi luogo di sepoltura dei martiri cristiani uccisi nel 362, e ancora domus, ninfeo, taverne fino a diventare edificio di culto. Una storia millenaria segnata dalla polvere e dalla patina''. La patina, spiega l'artista, è anche il nome che noi scultori diamo quando si 'dipinge' un' opera. Le mie patine simulano o rievocano qualcosa di già consumato. Sembrerà strano, ma io faccio le sculture e poi le rovino''. E' questo che rende senza tempo i suoi lavori, tracce remote lasciate dall' uomo .
    ''In ogni opera - rimarca la curatrice Romina Guidelli - vive la forza di un omaggio e di un messaggio. La bellezza delle forme classiche si interrompe nelle sospensioni, negli sfaldamenti della materia, nelle 'amputazioni' e negli assemblaggi che l' artista orchestra spontaneamente e drammaticamente''. Alessio Deli, 44 anni di Marino (Roma) che è docente in un liceo romano e ha esposto i suoi lavori in Italia e all' estero, si mette alla prova manipolando bronzo, gesso, resina e creta. ''Plasmare la materia - spiega - è come ridare vita a una persona cara che non c'è più e vorresti che ti restasse sempre vicino. La scultura per me è davvero qualcosa di viscerale''. Anche Cerere, il titolo dell' opera che apre la mostra, inaugurata il 19 aprile, ha un significato specifico. ''E' la dea dell' agricoltura, la Madre Terra, e quel giorno nella Roma Antica si festeggiavano i Cerealia, durante i quali con una pratica poi abolita i vivi dissotterravano i morti per riabbracciarli. Ecco, lavorare la materia è come abbracciare nuovamente qualcosa di caro. Quando plasmo alla fine è come se dicessi: questo oggetto è qui con me, per sempre. La pittura e il disegno non mi danno la stessa emozione''. Delle 13 opere, sei sono state realizzate nel giro di pochi mesi proprio per questa occasione. ''In quasi tutte le sale abbiamo messo una presenza - dice l' artista - come se fossero figure misteriose che guardano il visitatore. Ci siamo divertiti a giocare sul binomio della patina e del tempo proprio facendo leva sulla idea di una atemporalità sospesa, senza riferimenti precisi di epoche''. E allora ecco che tra gli affreschi ben conservati del IV secolo dopo Cristo si stagliano Odusia, una donna che cerca di stare a galla in mezzo al mare, o il Carro del Tempo, realizzato in parte con materiali di recupero, un vecchio carro antincendio e sbarre di ferro arrugginite. Il critico Edoardo Marcenaro, nel testo in catalogo di prossima uscita, lo considera ''un vero e proprio percorso nella storia dell' arte, a partire dal carro etrusco fino alla scultura di Alberto Giacometti, passando per una kore greca il cui viso è ispirato ad un' opera di Francesco Laurana, scultore del Quattrocento, che indossa un vestito della collezione Zara 2024-2025''.
   
   

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