(di Angelo Cerulo)
Un appello per tenere viva la
bellezza unica di una chiesa ma anche di un'idea: quella di
continuare a svolgere una missione per aiutare i poveri e gli
ammalati e trasmettere valori per formare e istruire. C'è questo
nelle parole di suor Wandamaria Clerici, presidente della
Fondazione Opera Pia Casa Regina Coeli, per salvare la chiesa di
Santa Maria Regina Coeli, scrigno edificato a partire dal 1590
nel centro antico di Napoli con opere di Luca Giordano, Massimo
Stanzione, Micco Spadaro, Giuseppe Sammartino e altri. "Mi
rivolgo ai benefattori, ai mecenati di Napoli, ma non solo, per
aiutarci - dice all'ANSA - e portare avanti l'opera di restauro
e conservazione della chiesa, del Chiostro, del Refettorio,
della Farmacia. La chiesa è rimasta chiusa per alcuni anni,
speriamo di riaprirla a fine maggio. Con un grande intervento
abbiamo messo in sicurezza il 'cassettonato' ligneo, occorre
proseguire nella conservazione".
Presto, annuncia suor Wandamaria insieme con Francesco
Galluccio, consigliere della Fondazione e promotore delle
attività culturali, l'edificio di culto sarà riaperto al
quartiere e ai turisti per le funzioni religiose ma anche per
attività culturali che intendono valorizzare tutte le parti del
monastero. Parti che - durante precedenti lavori di restauro -
hanno fatto venir fuori perle come le due 'bifore' incastonate
nella parete che si affaccia su Vico San Gaudioso, probabilmente
del 1300-1400. I lavori per il 'cassettonato' sono stati
coordinati dall'architetto Livia Napolitano con lo studioso
Gianni Tripoli e le restauratrici Giuseppina Altieri e Chiara
Bove.
La Fondazione - che fa capo alla Congregazione Suore della
Carità di Santa Giovanna Antida Thouret - ha speso fondi propri
per la messa in sicurezza dell'edificio, ma ora servono risorse
economiche per mettere in sicurezza le 'capriate' del tetto e
l'abside della chiesa. "Continueremo a mettere a disposizione
sacralità e impegno sociale" sottolinea suor Clerici. Oggi le
Suore della Carità del Monastero situato sulla collina
dell'antica 'Caponapoli' sono 38 (1.300 in 32 Paesi); per anni
hanno svolto la missione nel vicino ospedale degli 'Incurabili'
e in altre strutture sanitarie oltre a offrire attività
scolastiche. "L'anno prossimo si festeggerà il bicentenario
della morte di Suor Giovanni Antida Thouret e vorremmo arrivarci
nelle condizioni migliori per riaffermare la nostra missione su
temi come educazione, cultura, formazione della coscienza". Un
impegno che ha un sapore anche laico da suore orientate alla
vita attiva, partendo dalla valorizzazione dei giacimenti
artistici del Monastero, guidato dalla superiora suor Alfonsina
Gatti, e che è stato anche set per fiction (Mare fuori e Il
commissario Ricciardi). "Sono beni da condividere" evidenzia
Francesco Galluccio che guida le visite per raccogliere fondi
dai visitatori ai quali spiega le curiosità custodite nel
Monastero. "Come le immagini di 10 papi, un pozzo incastrato in
una cavità vicino alla Chiesa o la Madonna 'bambinella' in cera
fatta dalle suore di clausura del vicino monastero delle
'Trentatrè'" o, aggiunge Gianni Tripoli, "gli 'ovali' nei quali
sono raffigurate sante sconosciute ai più come Santa Gertrude di
Nivelles, patrona dei gatti". Un patrimonio da conservare per
salvare la bellezza di una chiesa e di un'idea.
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