Per molti è solo una strega, per altri invece è una santa visto che, in qualche modo, quando la incontri ti fa stare meglio, a volte ti guarisce. Holly, la protagonista del film omonimo di Fien Troch che passa oggi in concorso al Festival di Venezia, ha poi solo quindici anni, è carina, esile, ha un bel sorriso e sembra vivere in un mondo tutto suo. La storia inizia quando la ragazzina (interpretata da Cathalina Geraerts) un giorno decide di non andare a scuola, presa da un presentimento. E proprio in quella stessa giornata scoppia un incendio nell'istituto che fa strage di studenti. Tutti sono incuriositi da lei, e c'è anche chi la bullizza perché è strana, fuori da gli schemi. A un certo punto la sua insegnante Anna le propone di unirsi a un gruppo di volontariato da lei gestito. La presenza di Holly in questo gruppo rasserena e infonde speranza a chiunque la incontri. Ben presto, però, le persone iniziano a cercarla sempre di più e anche le richieste montano oltre misura con le relative conseguenze. Distribuito in Italia con Minerva pictures, Holly è stato co-prodotto dai fratelli Dardenne. Si tratta del quinto lungometraggio della regista belga che torna al Lido dopo aver vinto il premio per la miglior regia con Home ad Orizzonti. Come nasce questo film? "Ci sono voluti sette anni per realizzare questa storia che forse è la mia più personale, perché anche io, proprio come la protagonista, ho una grande attenzione per gli altri e ho interesse per le cose più pure essendo fondamentalmente una persona buona" dice la regista oggi al Lido. "Per poter portare avanti il progetto di Holly - continua Troch - mi serviva una storia che avesse una comunità davvero molto ferita e che si interrogasse così anche su cose spirituali". C'è stata la tentazione di scivolare sull'horror? "Horror è una parola grossa, mi sarei dovuta imbarcare in un mondo che non mi appartiene e non conosco abbastanza, si può dire casomai che in Holly flirto solo con l'horror, niente di più". E ancora Troch, classe 1978, di Londerzeel: "Credo che la dinamica di gruppo sia fondamentale in questo processo. Volevo dare vita a un'esperienza filmica schizofrenica combinando il dolore con la pazzia dei personaggi e delle situazioni, che si manifesta attraverso il ritmo della narrazione. Il film così - sottolinea - inizia lento per svilupparsi in un crescendo che culmina nel caos assoluto. Da una parte, infine, è molto concreto, ma ci sono momenti poi in cui emergono elementi mistici e si comincia a mettere in dubbio il dono speciale che rende Holly quella che è".
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