Era il 21 agosto 1968, a Castelletti di Signa, quando la famosa Beretta calibro 22, la mai ritrovata pistola del mostro di Firenze, sparò per la prima volta uccidendo Barbara Locci e Antonio Lo Bianco.
Da allora è trascorso mezzo secolo ma il caso degli otto duplici delitti delle coppiette per mano del maniaco è ancora un mistero: l'ultima sentenza è del 2008 ma l'inchiesta è sempre aperta.
Una
storia senza fine ripercorsa nel libro scritto dai giornalisti
Gianluca Monastra e Alessandro Cecioni: 'Il mostro di Firenze,
ultimo atto' (Nutrimenti, 232 pp, 16 euro).
Il volume è una nuova edizione, aggiornata, del libro
pubblicato nel 2002 da Monastra e Cecioni, che nel loro lavoro
di cronisti hanno seguito le indagini, per dare conto degli
ultimi sviluppi di un caso unico in Italia, la cui inchiesta
partita dall'ipotesi di un autore unico è arrivata a ipotizzare
una sorta di setta mandante dei delitti fino ad approdare
all'ultimo sospettato, un ex legionario oggi novantenne. Tanti
suoi protagonisti non ci sono più, dal contadino Pietro Pacciani
all'ultimo dei cosidetti compagni di merende. Una vicenda
infinita che non ha lesinato colpi di scena e lunghi silenzi,
dipanandosi anche tra presunti depistaggi, massoneria, maghi e
prostitute, servizi segreti fino anche all'ombra di un serial
killer americano, Zodiac.
Ma nel libro si racconta anche la storia di un'amicizia
fraterna, quella tra Jean-Michel Kravechvili - ucciso nel 1985
insieme alla compagna Nadine Mauriot a Scopeti, l'ultima coppia
vittima del mostro -, e Salvatore Maugeri, e della battaglia di
quest'ultimo perchè si arrivi alla verità che i familiari dei
giovani uccisi sulle colline di Firenze attendono da 50 anni.
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