(di Nicoletta Tamberlich)
Conosciamo tutti la sensazione che si
prova osservando la terra dall'oblò di un aereo. L'aspettativa
dell'arrivo, la malinconia della partenza. La rassicurante
serie di rituali che precedono il decollo, la vigorosa spinta
dei motori, la stabilizzazione in quota e poi quelle ore
sospesi, in attesa di raggiungere finalmente la propria meta.
Per alcune persone, però, il viaggio non sempre significa
vacanza. Ne sa qualcosa Paola Boncompagni, che dei suoi viaggi,
delle sue missioni, tantissime, ha fatto uno scrupoloso diario
aereo, scrivendone ogni giorno, oggi diventato un libro 'La
terra vista da qui' (edizioni UTET, Pagine 234, euro 15,20).
'Diario aereo' perché nell'arco di 20 anni "ho raccolto una
serie di appunti sui miei viaggi di lavoro per la Cooperazione
allo Sviluppo, nel corso di missioni compiute per agenzie delle
Nazioni Unite e per la Cooperazione Italiana allo Sviluppo (oggi
AICS), in Africa sub-sahariana, Medio Oriente, Centro America e
Sud est asiatico". Insomma, lo sguardo dall'alto di chi gira il
mondo operando per la pace. Ogni capitolo una partenza, spesso
da Roma, dall'aeroporto -Leonardo da Vinci, con preferenza il
posto accanto all'oblò, poi i viaggi intermedi, e il ritorno.
Gli appunti scritti in volo. Il volume verrà presentato, non è
un caso, a Roma, il 14 dicembre da Luisa Morgantini, già
presidente del Parlamento europeo e attivista per i diritti
umani e dall'attore e scrittore Giuseppe Cederna.
"Ho camminato su terre cui sono state inflitte indicibili
violenze, dove la gente sopravvive nel più completo degrado.
Sono stata testimone della più scioccante miseria umana. Cose
che, mi trovo spesso a pensare, tutti dovrebbero vedere almeno
una volta nella vita". Sono i pensieri di una cooperante già
pronta a ripartire. Esercito silenzioso, ogni anno numerosi
operatori di pace percorrono il globo lungo rotte diverse da
quelle del turismo di massa, raggiungendo i luoghi più poveri e
devastati del pianeta. Per loro il viaggio significa anche paura
di atterrare in mezzo a una guerra, nostalgia del proprio paese,
sollievo di abbandonare luoghi di miseria. È tutto ciò che
riempie il loro bagaglio emotivo, quello che hanno visto ed è
ormai impossibile da dimenticare.
Paola Boncompagni è una di quelle cooperanti internazionali
che nella vita hanno scelto di viaggiare in tutto il mondo per
occuparsi di progetti di sviluppo. Seduta in aereo accanto a un
finestrino, sa che quei paesaggi colorati osservati dall'alto si
riveleranno, ad altezza d'uomo, enormi baraccopoli, zone
devastate da carestie o intere regioni occupate dalle milizie.
Luoghi visitati in prima persona: dai campi profughi in Ciad e
in Kenya alle baraccopoli di Luanda. La terra vista da qui ci
offre uno sguardo sui programmi di cooperazione e sulle loro
implicazioni viste dal di dentro, dai ragazzi di strada di
Città del Guatemala, passando per l'emarginazione giovanile
nelle isole caraibiche fino al cinema educativo proiettato da
una carovana itinerante nelle zone rurali remote dell'Etiopia.
E ancora la salvaguardia del patrimonio storico artistico
utilizzata come strumento di cooperazione nei territori
occupati della Cisgiordania, in Cambogia e nelle antiche città
del deserto della Mauritania. Ogni capitolo è dedicato a un
viaggio di cooperazione. Decine di missioni intervallate da
lunghe ore chiusa nella cabina di un aereo, diventata presto il
luogo ideale per raccogliere impressioni e pensieri che ogni
decollo immancabilmente si porta dietro. Il risultato è il
racconto appassionato e sincero di chi ha osservato povertà e
disperazione, di chi ha deciso di attraversare il pianeta
visitando luoghi di dolore, senza mai perdere la speranza.
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