(di Matteo Guidelli)
"Se mi guardo indietro vedo solo una
sequela di reati e violenza. Ma questa è stata la mia vita. Non
mi piace l'idea della vita borghese cui ero destinato, e perciò
va bene così". Dal 2016 Angelo Izzo, il mostro del Circeo, ha
iniziato a scrivere. E non ha più smesso: migliaia di pagine che
vanno a comporre un diario dell'orrore, brutale e fino ad oggi
inedito.
Quelle pagine sono il cuore di 'Io sono l'uomo nero - dal
Circeo a Ferrazzano la storia mai raccontata di Angelo Izzo e
dei suoi crimini' (Rai Libri). Un libro duro e crudo nonostante
la "censura" che, come dice la stessa autrice Ilaria Amenta -
giornalista del Gr Radio, da oltre vent'anni in Rai - si è resa
necessaria, non solo per motivi editoriali. "C'è un altro
limite, non valicabile. Nella prosa di Izzo ci sono lo stesso
sadismo, la stessa presunzione di impunità, lo stesso disprezzo
che caratterizzano il suo agire criminale... Per non permettere
a Izzo di perpetrare il suo delitto e continuare a violare le
vittime c'era la necessità... di un filtro che comunque non
tradisse la fedeltà dell'originale. I dettagli più scabrosi e
macabri, li lasciamo all'autore, agli autori, narcisi del male".
Il libro nasce per caso. L'autrice aveva contattato
un'associazione che si occupa di invalidità civile visto che la
madre era stata ricoverata dopo una brutta caduta e uno degli
operatori, un giorno, le confessò di avere nel cassetto alcuni
memoriali di Izzo, avuti a sua volta da un suo assistito che
aveva avuto diversi guai con la giustizia ed era stato in
carcere con lui. 'Io sono l'uomo nero' "nasce dunque 'grazie' a
quelle pagine" ma "da quelle pagine - scrive l'autrice - prende
tutta la distanza possibile, perché quelle pagine sono un
documento sull'orrore di una mente, di un gruppo di persone, che
ha lasciato cicatrici indelebili".
Nel libro ci sono i racconti del primo stupro commesso, nella
primavera del 1974, un anno e mezzo prima del massacro del
Circeo; le descrizioni dei suoi amici - il "mio gruppo di drughi
formato da fanatici dell'ultraviolenza" - e quella delle rapine
in banca: "Ci sembrava facilissimo, ci esaltava e dava alla
testa. Erano proprio una droga per noi, ci sentivamo davvero
invulnerabili". E c'è il racconto in prima persona dell'orrore
che il 29 settembre del 1975 dovettero subire Rosaria Lopez e
Donatella Colasanti. Le due ragazze "erano lì perché le volevamo
uccidere, non violentarle. Nessuno l'ha ipotizzato e capito"
dice Izzo prima di raccontare per filo e per segno quelle 36 ore
nella villa al Circeo. Racconto che è stato, appunto, tagliato.
"Ho dovuto e voluto censurare" scrive Amenta che poi aggiunge:
"Non è stato facile trascrivere queste pagine, ho vissuto le
sevizie con Rossella e Donatella, ero stanca e sfinita con
Rosaria e Donatella... L'orrore e il raccapriccio sono diventati
i sentimenti dominanti. Mi sono chiesta se avessi voglia e forza
di andare avanti. Ho deciso di farlo per tentare di entrare
nella testa del mostro e per ricordare Rosaria e Donatella prima
di tutto, ma anche tutte le battaglie che, dai quei fatti, i
movimenti femministi e non solo hanno cavalcato".
Izzo oggi ha 67 anni ed è in carcere dove sta scontando il
suo secondo ergastolo, quello per il delitto di Ferrazzano in
cui uccise Maria Carmela Linciano e sua figlia Valentina. E
anche questo è raccontato nei dettagli. Ma perché pubblicare
tutto questo orrore? "Per provare a capire come un'anima possa
attraversare la linea del bene senza riuscire a tornare indietro
e come - dopo aver scontato trent'anni di carcere per il
massacro del Circeo - si possa compiere lo stesso delitto con la
stessa identica efferatezza. Senza un minimo accenno di
pentimento" prova a spiegare Amenta.
Un'assenza di pentimento che è chiarissima, scorrendo le
parole scritte dal mostro del Circeo. "Avevo pure collaborato
con la giustizia, ma l'ho fatto per uscire, per poi tornare a
commettere reati di fuori. Non ho mai voluto fare altro".
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