Rigoletto di Giuseppe Verdi, per la regia di John Turturro, sarà in programma al teatro Petruzzelli di Bari da venerdì 7 giugno alle 20.30.
Il melodramma in tre
atti, su libretto di Francesco Maria Piave, tratti dal dramma Le
roi s'amuse di Victor Hugo, fu rappresentato per la prima volta
al teatro La Fenice di Venezia, l'11 marzo del 1851.
"Rigoletto è un capolavoro fantastico - spiega John Turturro
negli appunti di regia - e ho tentato di rendere giustizia al
materiale privilegiando i dettagli umani, senza tentare di
reinventare qualcosa che non esiste o di portare un punto di
vista moderno senz'altro scopo che la ricerca della novità; ho
preferito invece scandagliare le profondità del dramma".
"La
musica - evidenzia - è così bella. Posso solo immaginare
l'emozione di chi la sente per la prima volta. L'opera è stata
composta quando il pubblico era abituato a concentrare la
propria attenzione per un tempo più lungo, prima dell'invenzione
della tecnologia".
"La storia - evidenzia Turturro - si svolge verso la fine del
XVI secolo, l'epoca di Cagliostro, della massoneria e
dell'occultismo, in un palazzo rinascimentale in rovina. Marco
Piemontese ha creato dei costumi che paiono usciti da un'oscura
storia gotica. I personaggi sono rappresentati in modo semplice
ma non semplicistico, con l'obiettivo di renderli più facilmente
identificabili dal pubblico. L'unico colore che appare sempre in
primo piano è il rosso che fa il suo ingresso improvviso quando
Monterone lancia la sua maledizione, rosso che non a caso viene
indossato anche dai due responsabili della morte di Gilda,
Maddalena e Sparafucile. I fiori rossi sul vestito di Gilda
diventano via via più grandi, man mano che la fanciulla si
avvicina al fatale incontro con il suo tragico destino".
"Lo scenografo Francesco Frigeri - aggiunge - si è impegnato
a ridurre la scena alla sua potente essenza, fatta di pochi
elementi che suggeriscono le vite intime dei protagonisti: la
nostra idea è quella della sottile decostruzione del mondo
realistico, per aiutare i personaggi ad emergere nel modo più
umano possibile, lasciando che la storia e la musica si
dispieghino, senza aggiunta di orpelli, nel loro pieno potere".
"Dirigere Rigoletto - conclude - mi sembrava un nuovo passo
molto naturale nella mia educazione, o avventura, musicale
italiana. Ho tuttavia ancora molto da imparare".
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