"Staremo fuori fino al 2026, e c'è
sempre un po' questo conflitto, quando se via vuoi tornare,
quando sei a casa vuoi partire, ma sono due aspetti vitali.
Girando tanto, spesso capita di svegliarsi e non sapere dove
stai, ti alzi e dici 'boh?!'. Però la camera è diversa, quindi
capisci che sei in un altro luogo". In procinto di partire con
il tour Overdose d'Amore negli stadi, Zucchero si racconta a
Radio2 Social Club, ospite di Luca Barbarossa, con Ema
Stokholma.
L'artista spiega il suo amore viscerale per la chitarra: "È
un qualcosa che dovrebbe essere sempre con te, se si potesse
mettere in tasca e poi allungarla. Non è solo il suono, è una
cosa calda. Anche se non è un gran chitarra, amo anche quelle
lì, che 'sgreciolano', come diceva il chitarrista toscano che
faceva parte della band quando mi esibivo nelle balere".
Autore di grandi successi come Per colpa di chi?, il cui
"inciso mi è venuto a New Orleans, sull'argine del Mississippi
davanti alla casa di Via col vento perché il cortile era pieno
di galline e galli", e Diavolo in me, Zucchero rivela: "Quando
ho chiesto a Solomon Burke di cantarla con me mi ha risposto 'Tu
sei un pazzo, sono un vescovo, come faccio a cantare che ho un
diavolo in me?'. Allora ci è venuta questa idea dove io ho il
diavolo, e lui mi fa da "esorcista" e mi dice 'loose',
'release'. "Ma ai tempi in cui dovevo sbarcare il lunario -
racconta - ho scritto anche una canzone per lo Zecchino d'Oro,
'La foca Teresa' - che va a far la spesa poi torna a casa e
gioca con te - me la ricordo ancora, ma me l'hanno segata
subito, invece se partecipava qualche diritto d'autore lo
prendevi".
Tra gli incontri indimenticabili della carriera, quello con
Dustin Hoffman: "Alla festa per il 25° anniversario di
matrimonio di Sting a Lake House c'erano un sacco di musicisti e
attori, da Tom Hanks a Robbie Williams, e c'era anche Dustin
Hoffman, che non avevo mai incontrato prima. Ero lì un po' in
disparte con la mia compagna, un po' intimidito da tutti questi
personaggi, tra cui io ero il meno celebre. A un certo punto ho
iniziato a parlare con padre John, il frate irlandese di Sting,
quando Hoffman arriva di corsa e buttandosi in ginocchio urla
'Ho bisogno d'amore per Dio!'. Sono rimasto malissimo, ho detto
'Questo mi sta prendendo per il culo davanti a tutti'. Gli ho
detto 'Dustin, please', ma sua moglie mi ha assicurato che aveva
tutti i miei dischi a casa, 'questo qui lo fa impazzire', mi ha
spiegato. Per tutta la cena mi ha fatto il pollice in su, poi è
venuto a trovarmi a Capri mentre registravo. Avevo detto alla
reception di non passarmi telefonate se non quelle delle mie
figlie. Invece alle 8.30 di mattina squilla il telefono
facendomi prendere un colpo, ho pensato fosse successo qualcosa.
Dall'altra parte della cornetta sento: 'Mamma! Mi scappa la
cacca'. Dico 'Chi sei?', 'Sono Dustino', mi risponde lui. Era in
vacanza nel Golfo di Napoli con gli amici e gli aveva
consigliato di prendere solo dischi miei come ricordo
dell'Italia. Sono andato a prenderli al porto, e ha voluto
registrare con me una canzone che ho ancora lì. Voleva che gli
facessi il testo ma è una canzone jazz, ed è impossibile. La
sera siamo andati a mangiare una pizza e il titolare del locale
mi ha portato una chitarra, così io mi sono messo a cantare e
lui ha preso una signora anziana che era seduta al ristorante e
si sono messi a ballare".
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