Siamo tutti Dioniso. "Todos somos Baco". Con uno striscione così va in scena "Baccanti", donne modernissime, ragazze dei nostri giorni, Baccanti "furere" e cioè rappresentate dal regista della Fura dels Baus, il catalano Carlus Padrissa, ieri sera al debutto al Teatro Greco di Siracusa. E siamo tutti Dioniso perché tutti possiamo vantare oppure occultare una parte oscura, inconfessati desideri, lotte di potere, invidie o tendere tranelli agli avversari.
Lo stesso Padrissa ha scritto che l'idea delle Baccanti contemporanee gli è stata suggerita dalla protesta di migliaia di donne messicane che manifestavano contro il Potere e i suoi abusi sessisti. Ed ecco la musica rap, le scarpe da tennis, con tre gruppi di baccanti, sulle rocce, in platea, e in aria a 30 metri d'altezza, aggrappate a una gru con tantissimi bracci e fili d'acciaio, formano sculture viventi, acrobati che intrecciano i loro corpi. Un esempio di felicissima scrittura scenica che fa danzare le donne invasate dal dio, sopra la testa di Penteo, il re testardo e sfortunato che si oppone a Dioniso.
Ma Euripide proprio qui vede il dramma, l'irrisolvibile tragedia: da un lato Penteo, uomo greco, cresciuto con il mito dell'armonia, della proporzione matematica, del giusto mezzo, di un ordine cosmico che non deve essere sconvolto per niente e per nessuno, una razionalità che è linfa vitale per tutta la realtà e per se stesso; dall'altro il disordine, l'anarchia, l'ebbrezza di Dioniso, quel "vino che consola gli uomini" lo ha inventato Dioniso, ma dallo stato di ubriachezza a quello dell'invasamento il passo è assai breve, e allora è facile passare alla vendetta, all'omicidio, a quell'essere animalesco che Dioniso adora.
La testa di Penteo, la sua razionalità refrattaria ad ogni eccesso è sempre in scena, un enorme costruzione di fili metallici che ad un tratto si apre e lascia passare Dioniso che lo trasforma, lo deride, lo offende, poi lo convince con tutte le arti affabulatorie, fa in modo che si travesta da donna, per portarlo sul monte Citerone e vedere con i suoi occhi che le Baccanti non fanno nulla di male. Penteo ci casca perché Dioniso è dio del teatro, sa fingere, recita magistralmente. E qui è doveroso fermarsi per annunciare che a Siracusa 2021 è nata una star: Lucia Carmela Lavia, Dioniso donna, bionda, bravissima, convincente, regge il palcoscenico con la naturalezza di una figlia d'arte, bella come la madre e teatrale come il padre, non esce mai dalla scena, gioca con i suoi interlocutori e con la vittima designata: Penteo. Dioniso vuole Tebe e la avrà. Sulla sommità del teatro le baccanti urlano, senza freni, si accompagnano con i tamburelli, mentre Dioniso non si altera quasi mai, è fredda nel perseguire il suo obiettivo: i suoi riti devono essere onorati in tutta la Grecia, a qualunque costo, con la crudeltà massima di far impazzire Agave e farle uccidere il figlio Penteo.
Non è la prima volta che il ruolo di Dioniso viene affidato a una donna, ma questo è il più convincente. E' molto bello l'incipit in cui la grande statua di Giove, alta 10 metri, partorisce dalla coscia Dioniso. Il cast è tutto di buon livello e non c'è dubbio che gli attori acrobati sono atleti provetti.
Qui vogliamo segnalare la prestazione di Penteo, Ivan Graziano, prima sedotto, poi annientato dalle forze oscure del dio; Cadmo saggio e vagamente preoccupato dalla presenza di un dio così imprevedibile, Stefano Santospago; il Tiresia di Antonello fassari, la povera Agave, Linda Gennari e tutti gli allievi dell'Accademia dell'Inda che qui vengono impegnati nella realizzazione dello spettacolo. Una nota speciale per la traduzione di Guido Paduano che più teatrale non potrebbe essere. Padrissa firma anche le scene e le musiche. Resta in scena a giorni alterni fino al 20 agosto.
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