Don Pasquale direttore di un Casinò, Norina disinibita "ragazza vetrina" in un casìno.
Queste alcune delle trovate del regista Andrea Bernard che ha firmato il "Don Pasquale" donizettiano in scena al Carlo Felice ieri sera quale titolo finale della stagione lirica genovese.
Un
epilogo discutibile che ha lasciato l'amaro in bocca a molti
melomani: ci sono stati applausi, ma diversi spettatori hanno
lasciato la platea anzitempo.
Come è ormai tradizione il Teatro genovese riserva l'ultima
opera in cartellone ai giovani partecipanti all'Accademia di
perfezionamento creata tre anni fa e affidata alla direzione di
Francesco Meli. Iniziativa indubbiamente lodevole che in passato
ha dato buoni frutti. Quest'anno, però, qualcosa non ha
funzionato. A parte la regia densa di assurdità e di trovate
inutili che distolgono l'attenzione dalla partitura, anche la
lettura musicale non ha convinto.
Sul podio Francesco Ivan Ciampa ha diretto con energia,
trovando buone soluzioni dinamiche, offrendo momenti di
piacevole cantabilità nello strumentale. Ma i rapporti fra buca
e palcoscenico non sempre sono parsi accurati: dinamiche
eccessive in orchestra che hanno coperto le voci (forse troppo
deboli?) e diversi concertati a rischio sfasatura.
Venendo alle voci, tutti giovani, tutti volenterosi, tutti
simpatici. Ma tutti ancora da formare, da Omar Cepparolli (Don
Pasquale) a Antonio Mandrillo (Ernesto), da Maria Rita
Combattelli (Norina) a Nicola Zambon, forse il più centrato nel
ruolo di Malatesta.
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