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Iacona, io figlio dell'editto bulgaro, conosco bene la censura

Iacona, io figlio dell'editto bulgaro, conosco bene la censura

Torna con PresaDiretta su Rai3 e ricomincia dal caso Assange

ROMA, 16 febbraio 2024, 20:38

di Cinzia Conti

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Paura delle pressioni politiche? Riccardo Iacona, che torna con PresaDiretta da lunedì 19 febbraio alle 21.20 su Rai3, non ha dubbi e rispondendo a una domanda dell'ANSA spiega: "Io sono figlio dell'editto bulgaro, in questa sala qui della Rai a viale Mazzini c'erano le conferenze stampa di Michele Santoro, io ero ragazzino e stavo qui, me le ricordo bene. Tremavano i muri. Io sono figlio di una Rai dove c'era la lava...", ricorda Iacona.

    E poi aggiunge: "Ma come si dice a Roma: a me mi piace! Mi piace quando c'è il dibattito, quando c'è il contrasto se tutto è basato ovviamente sulla qualità e sul rapporto con il pubblico. Io so che cosa è la censura, la so molto di più di altri che ne parlano sempre. Il nostro programma è stato chiuso e per tre anni non ho lavorato. Assieme a Santoro, - sottolinea ancora Iacona - hanno chiuso la bocca a Biagi, caposaldo del giornalismo italiano. Pensate a tutto quello che ha aperto quella stagione lì di occupazione militare della Rai da parte del Governo. Poi a un certo punto, grazie a Dio, è finita ma è stato un vulnus gravissimo. Non dobbiamo tornare a quella cosa lì e per farlo non basta la buona volontà ma bisogna creare delle riforme che consentano di sganciare un poco, non troppo, la decisione di chi debba comandare in Rai dalle maggioranze che ci sono. Perché questo crea un meccanismo distruttivo delle cose buone e spezza quel rapporto d'amore con il pubblico che è la cosa più importante della Rai ed è ancora il suo patrimonio". E chiude: "Ed è per questo che orgogliosamente lavoro qui e non andrei da nessuna altra parte".

Iacona dice la sua anche sulla proposta del sottosegretario leghista Alessandro Morelli su un Daspo alla Rai per chi parla di politica a Sanremo: "Sono totalmente contrario - dice Iacona - e la ritengo una cosa barbarica, un po' alla ungherese. Ma in Ungheria non si parla di politica in tv, non ci sono neanche i talk show. I leader dell'opposizione non partecipano al dibattito pubblico mentre da noi, grazie a Dio, sì. Si rassegnino quelli che vogliono buttarci indietro e farci tornare a un'Italia in bianco e nero che non esiste più. E credo che troverebbero anche il disfavore dei loro elettori". "E proprio in Italia - spiega - dove c'è un problema di crisi di rappresentanza. Lo vedremo nella trasmissione di lunedì in un pregiato pezzo dalla Basilicata dove su sette parlamentari quattro vengono da fuori per il disgraziatissimo meccanismo della legge elettorale. E la gente ormai da cinque votazioni non può scegliere i propri parlamentari". E aggiunge: "Ora vedremo e parleremo anche di questo se il premierato allargherà il fronte della democrazia e se tornerà a dare la parola agli italiani o se sarà un meccanismo definitivo di scardinamento della rappresentanza democratica". 

"Avevamo già fatto una trasmissione su Julian Assange nei mesi scorsi quando non se ne parlava più e ora le ore sono contate. Proprio nella notte della nostra prima puntata la corte dovrà pronunciarsi" spiega Iacona. E ricorda anche che su questa vicenda, che riguarda la libertà di stampa, l'Europa si gioca la faccia e che per il giornalista si tratta di un vicenda di "vita o di morte". Iacona annuncia con orgoglio che riparte dal caso di Assange, una vicenda che si incrocia anche con le guerre in corso. "Vedremo poi bene perché - dice Iacona - e, inoltre, lui è la prova del tradimento della democrazia come dice la coraggiosa moglie Stella Moris. Nel suo caso poi ci sono due prime assolute. L'Europa infatti per la prima volta sta imprigionando un giornalista senza che mai che abbia commesso un reato. E per la prima volta verrebbe processato con l'Espionage Act. Abbiamo seguito anche la storia della battaglia straordinaria della sua coraggiossima moglie. Stella Moris che dice Julian è in prigione perché ha detto verità sulla guerra, tutti in quel carcere sanno che non dovrebbe essere lì". Il filo rosso che attraversa le 8 nuove puntate in prima serata è la crisi della democrazia. Non solo perché aumentano i regimi autoritari ma perché su più di un terrenno arretrano i principi democratici. Nel mondo del lavoro tra crisi, licenziamenti e deindustrializzazione. Nella lotta contro il cambiamento climatico, esposta agli attacchi dei negazionisti, nell'eterno stato di emergenza della sanità pubblica, nella questione femminile ferma al palo della diseguaglianza, negli scenari di guerra che si molptiplicano.

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