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Franca Leosini, 90 anni per la regina del noir in tv

Franca Leosini, 90 anni per la regina del noir in tv

"Capire, dubitare, raccontare", le sue Storie Maledette un cult

ROMA, 10 marzo 2024, 19:15

di Angela Majoli

ANSACheck

>>>ANSA/ FRANCA LEOSINI, 90 ANNI PER LA REGINA DEL NOIR IN TV - RIPRODUZIONE RISERVATA

La storia del crimine privato come "un grande romanzo della vita", scandagliato attraverso il suo sguardo da attenta indagatrice dell'animo umano che si accosta ai protagonisti non per giudicare, ma per ricostruire cosa li abbia spinti nell'abisso. Il metodo, lo studio meticolosissimo di migliaia di pagine di atti processuali, guidato dalla regola di sempre, "capire, dubitare, raccontare", e condensato in leggendari quadernoni fitti di appunti sottolineati in colori diversi. Lo stile, diventato un marchio: tailleur, messa in piega scolpita, sintassi impeccabile e metafore ardite. Franca Leosini, la regina di Storie Maledette, la conduttrice noir più celebre del piccolo schermo, compie 90 anni il 16 marzo.

In trent'anni - è del 1994 la prima edizione del programma di approfondimento di Rai3 sui più controversi fatti di cronaca nera, l'ultima del 2020 - Leosini è diventata un fenomeno di culto televisivo e mediatico che coinvolge giovani e adulti, target colto e pubblico generalista, plotoni di fan - celebrati nel 2019 anche dalla Treccani con il neologismo 'leosiner' entrato nel vocabolario - che trasformano i suoi faccia a faccia con gli intervistati e le sue acrobazie dialettiche in meme e gif puntualmente in testa ai trend sui social. A gratificarla, ha spiegato, soprattutto "l'affetto dei ragazzi, che seguono la trasmissione con amore e con grande attenzione al linguaggio, una responsabilità enorme per chi fa questo mestiere".

Dalla Uno Bianca alle Bestie di Satana, dal massacro del Circeo all'omicidio di Pasolini fino ad Avetrana, Leosini ha ripercorso la storia recente d'Italia attraverso i delitti, incontrando i responsabili spesso in carcere: al suo cospetto sono sfilati, tra gli altri, Patrizia Reggiani, Angelo Izzo, Gigliola Guerinoni, Marco Mariolini, Fabio Savi, Pino Pelosi, Rudy Guede, Luca Varani, Cosima Serrano e Sabrina Misseri. Il primo caso affrontato da Storie Maledette è stato quello di Rosalia Quartararo, condannata nel 1994 all'ergastolo per aver ucciso per gelosia la figlia di 18 anni, Maria Concetta Romano. "Sul piano personale e professionale, ogni storia che racconto è un percorso umano, giudiziario e ambientale faticosissimo: non cerco la verità, che è compito di inquirenti e magistrati, cerco di capire, a volte arrivando a una verità che non è sempre quella storica e processuale", ha sottolineato, rivendicando che parte imprescindibile del suo metodo di lavoro è "non anticipare mai le domande", incontrare i condannati "per studiarne la prossemica e il passato, senza prendere appunti davanti a loro" e valutarne "il tasso di sincerità", evitando di farsi strumentalizzare.

Classe 1934, napoletana di nascita, dopo la laurea in Lettere moderne Franca Lando - Leosini è il cognome del marito, Massimo - ha cominciato a lavorare alla pagina culturale dell'Espresso nel 1974, con la celebre intervista a Leonardo Sciascia 'Le zie di Sicilia', sulle presunte responsabilità delle donne nella cultura mafiosa. Direttrice di Cosmopolitan, poi responsabile della pagina culturale del Tempo, nel 1998 è approdata in Rai come autrice di Telefono Giallo, il programma di Corrado Augias. Ha condotto poi Parte Civile e I Grandi Processi con Sandro Curzi, prima di dedicarsi a Storie Maledette. Dal 2004 al 2008 è stata anche il volto di Ombre sul Giallo; nel 2021 ha proposto su Rai3 due speciali, Che fine ha fatto Baby Jane?, tornando a intervistare dopo anni alcuni protagonisti di Storie Maledette. Vincitrice di decine di premi - oltre 40 solo per il suo programma cult - nel 2013 la giornalista e conduttrice è stata anche riconosciuta come Icona gay dell'anno di Muccassassina. Piglio deciso e sottile ironia, sguardo disincantato e dialoghi preparati con il solfeggio, alcune espressioni delle sue interviste sono diventate proverbiali, dagli "approcci gioiosamente sporcaccioni" agli "ardori lombari", da "sentimentalmente genuflessa" a "bipede sgualcito".

Nella sua carriera Leosini ha declinato tanti inviti ("è una scelta di rigore per il tipo di lavoro che faccio"), ma ha detto sì a Riccardo Milani, comparendo nel ruolo di se stessa nei film Come un gatto in tangenziale e Ritorno a Coccia di Morto. E ha detto sì a Claudio Baglioni, che l'ha voluta sul palco dell'Ariston a Sanremo 2018: quella 'maglietta fina' di Questo piccolo grande amore trasformata in 'storia maledetta' ha rafforzato l'affetto straordinario del pubblico per la signora del noir. "Il successo? È una parola effimera", il suo commento in quell'occasione. "Forse la gente mi ama perché, al di là del mio impegno, sente che sono una persona semplice".

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