"Un argomento tabù per noi è Claudio
Baglioni, questa figura di libertario premiato adesso dal
presidente della Repubblica come Cavaliere di gran Croce. Vi
pare normale che io debba ancora parlare di un libro che lui mi
ha fatto sequestrare, dove sono scritte tutte cose vere. Noi
dovremo andare a febbraio in giudizio a Monza su questa cosa. Ci
ha sequestrato anche le puntate (in cui se ne parlava). Questa
sera però lo mando lo stesso in onda, perché astutamente non ho
preso le puntate sequestrate di Striscia, ma una (sul tema)
delle Iene e così mi beffo di lui e della censura". Lo dice
Antonio Ricci, a proposito della querelle in corso da tempo con
il cantautore, nata dal libro online, che era scaricabile dal
sito della trasmissione, Tutti poeti con Claudio Baglioni sui
presunti plagi delle sue canzoni.
Il musicista aveva reagito querelando il programma per
diffamazione. Ricci ne ha parlato all'Università degli Studi di
Roma "La Sapienza" rispondendo alle domande durante una
lezione-evento dedicata a "Drive In e la Storia della
Televisione". In cattedra, insieme a lui, Barbara Palombelli,
Victoria Cabello ed Enrico Mentana, in un incontro con gli
studenti del Dipartimento di Storia, Antropologia, Religioni,
Arte e Spettacolo della Sapienza moderato da Andrea Minuz e
Michele Masneri.
"Nessuno parla nei media di questa faccenda con Baglioni -
aggiunge Ricci -. Perché facendolo, l'entourage non ti darebbe
più il permesso di fare interviste con lui, le radio non
avrebbero più Baglioni e i baglionisti. Noi lo facciamo perché è
una provocazione, per mostrare che esiste questo sistema dove tu
non puoi parlare se hai un conflitto di interesse. Avevamo
mandato il libro a tutti i direttori delle testate più
importanti e delle radio, non ne ha parlato nessuno. Lui mi ha
già denunciato per tre volte, sono stato assolto le prime due,
stavolta ha trovato ascolto a Monza".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA