"La pandemia ci ha lasciato, secondo
me, una sensazione di vulnerabilità perché abbiamo capito che di
fronte a determinate manifestazioni della natura siamo in grossa
difficoltà e questo Mary Shelley l'aveva capito". È in una veste
nuova, quella di lettrice, che la virologa Ilaria Capua, tra le
scienziate italiane più note anche a livello internazionale,
invita alla lettura de "L'ultimo uomo", il romanzo di Mary
Shelley, protagonista del documentario firmato da Clarissa
Montilla e Dario Marani, in onda lunedì 14 aprile alle 23.00 su
Rai5 per il nuovo programma di letteratura "Pagine", che
ripercorre la genesi del romanzo nato dalla penna visionaria
dell'autrice di Frankenstein e il cui protagonista, Lyonel, si
ritrova appunto a essere l'ultimo uomo sopravvissuto, solo in un
universo davanti al quale si sente fragilissimo.
"Il romanzo, scritto nel 1826 e ambientato nel 2090 -
prosegue Capua -, è incredibilmente attuale perché racconta di
un lungo viaggio che attraversa molti Paesi, in fuga da una
pandemia in un tempo in cui non si conoscevano i virus e si
conoscevano pochissimo i batteri. Noi abbiamo vissuto una
pandemia nell'epoca globalizzata che si è diffusa in tempi molto
rapidi e ci ha spaventati perché nessuno si aspettava nel 2020
che potesse emergere un virus capace di fare il giro del mondo e
colpire miliardi di persone".
Il documentario, anche con il contributo di docenti
universitari ed esperti, si sofferma sulla nascita del romanzo e
sui temi che lo attraversano, come l'industrializzazione e il
rapporto tra l'uomo e una natura che si "ribella", anch'esso
così attuale. "Noi - aggiunge la virologa - abbiamo vissuto una
pandemia nei tempi moderni e avevamo, anche se non
immediatamente, la prospettiva di poter usare dei vaccini e di
poter curare la malattia. All'epoca questi strumenti non c'erano
e, nel romanzo, questa peste procede inesorabilmente e i
protagonisti non hanno alcuno strumento per difendersi se non
scappare, ma la pandemia li raggiunge. E a mano a mano che si
muovono nei diversi Paesi, scoprono che alla pandemia si associa
una situazione di desolazione, di grande tristezza. Per questo
consiglio di leggerlo: è un libro impegnativo, ma che aiuta a
riflettere su quello che abbiamo vissuto, su come lo abbiamo
vissuto e come lo avremmo vissuto se soltanto una pandemia come
quella da Covid ci avesse colpito agli inizi dell'800".
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