ROBERT KARJEL, ''LO SVEDESE'' (RIZZOLI, pp.
316 - 18,00 euro - traduzione di Flavio Santi).
Un romanzo d'attualità, un thriller legato al terrorismo dei nostri giorni, una storia di spionaggio e doppie vite, di identità da ricostruire, ma anche, a sorpresa, un romanzo d'amore, in cui un agente del controspionaggio, Ernst Grip, sceglie di seguire i propri sentimenti e aiutare il proprio amato compagno, tra l'altro sieropositivo, anche andando contro le regole del proprio lavoro e mettendosi nei guai. ''Pensando al mio protagonista, ho cercato di immaginare cosa avrei fatto io al suo posto, cosa sarei disposto a fare per i miei amici o per la mia famiglia - spiega l'autore - e ho pensato che per loro sarei disposto a tutto, tranne eventualmente uccidere, e senza giudicarli. Ed è così che si compora Grip''.
Robert Karjel è personaggio particolare, militare svedese ma di padre estone, pilota da caccia ha comandato le unità aereonavali contro i pirati nel golfo di Aden e ha collaborato con gli americani in operazioni anti Al Quaeda nello Yemen, ma ha anche avuto sempre la passione per la scrittura. Oggi dice di ''essere guardato con sospetto dagli scrittori, perché è un militare, e dai militari, perché è uno scrittore, e di aver dovuto giurare ai suoi superiori che mai avrebbe rivelato, anche in forma romanzesca, segreti o cose di rilievo apprese per il suo lavoro''. Il romanzo prende le mosse dallo tsunami che colpì la Thailandia nel 2004, durante il quale morirono centinaia di svedesi in vacanza a Phuket, molti dichiarati scomparsi e alcuni che, secondo la polizia, a quel punto si sono costruiti una nuova identità e una nuova vita. E' quel che fa uno di loro che trova i documenti persi da un suo connazionale, Grip appunto, e si appropria della sua identità per cominciare un'altra esistenza, che lo porterà a un certo punto da essere arrestato dagli americani, sospettato di aver collaborato con estremisti islamici per un attentato in Kansas. L'Fbi convocherà quindi Grip, agente svedese, per metterlo a confronto con l'altro, chiuso in un mutismo assoluto, e capire quale sia quello vero e che cosa stia accedendo. Grip si trova davanti un uomo semidistrutto, tenuto in isolamento e torturato per mesi, che capisce di aver di fronte l'uomo cui ha rubato l'identità e col quale, pian piano, si troverà coinvolto e cercherà di difenderne la vera personalità, riuscendo a instaurare un rapporto.
''Il rapporto tra le persone, un rapporto di fiducia che, se si vuole arrivare a qualcosa bisogna si instauri anche tra chi indaga e chi è indagato, è il vero tema del mio libro - sottolinea Karjel - e il rapporto d'amore ne è l'esempio supremo. Grip si impegna a non svelare chi sia davvero il prigioniero e questo gli chiede di aiutarlo a salvare una donna amata, prima che venga arrestata e implicata anche lei''. Naturalmente tutto questo ha delle ragioni e delle conseguenze che sono il motore della storia, dei colpi di scena che la fanno andare avanti. L'autore, dal suo punto di vista, indaga sentimenti e psiche dei suoi personaggi, ma anche certi meccanismi della politica militare internazionale, facendo luce e dicendo la sua su alcuni aspetti e compromessi morali cui persone e paesi scelgono di scendere, magari costretti da situazioni estreme. ''Il problema è che le operazioni militari violente hanno sempre delle conseguenze rischiose, ma certe volte sono l'unica possibilità o si rischia di più non facendo niente'', spiega Karjel, forte della sua esperienza, aggiungendo che è quel che sta accadendo con l'Isis e la Siria. Sapendo come stanno le cose, gli Europei cosa sono disposti davvero a fare? Per ora stanno fermi, cerando anche di non discuterne, per non dover affrontare il problema e prendere decisioni impegnative''.
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