Siti Internazionali
Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.
Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.
In evidenza
In evidenza
Temi caldi
(di Paolo Petroni)
MELANIA MAZZUCCO, ''SILENZIO - Le
sette vite di Diana Karenne'' (EINAUDI, pp. 646 - 24,00 euro) -
Ecco una nuova prova narrativa di Melania Mazzucco che riporta
all'attenzione la figura di una donna più o meno dimenticata e
di cui comunque non si conosceva il rilievo; dopo
'L'architettrice' Plautilla Bacci e la 'Lei così amata'
Annemarie Schwarzenbach, fotografa, giornalista, viaggiatrice
ora è la vita dell'attrice Diana Karenne (1888 - 1940) a venir
ricostruita e romanzata, nel senso narrativo di racconto dei
sentimenti e incontri del quotidiano e non di invenzione dei
fatti.
Non a caso il libro è chiuso da una trentina di pagine fitte
di riferimenti bibliografici a documenti, testimonianze,
articoli, che, frutto di un lungo lavoro nell'arco di vent'anni
in giro per l'Europa, sono il naturale filo conduttore su cui
la Mazzucco lavora col suo fine, elaborato giuoco di scrittrice
con un'attenzione appunto al quotidiano, ai particolari di una
vita privata e di lavoro che potrebbe apparire talvolta
eccessiva (il romanzo è di 600 pagine) se non fosse per la
qualità della scrittura e l'affascinante ricostruzione storica
del mondo del cinema ai tempi del muto, ché lei abbandonò il
cinema con l'avvento del sonoro (apparirà ancora solo nel 1939
in 'Manon Lescaut' di Carmine Gallone, con cui aveva già
lavorato a suo tempo).
Diana Karenne, dopo un iniziale Diana Karren, è il nome d'arte
preso in Italia dopo e prima di una girandola di nomi diversi e
anni di cui si sa poco prima dell'inizio della sua carriera nel
1914, a Roma, dove arriva con un passaporto russo, alloggia in
un grande albergo pur non avendo denari e inizia a frequentare
l'ambiente diplomatico suscitando sospetti, che si riveleranno
infondati, ma che la faranno seguire e controllare come sospetta
spia russa. Lei del resto inventa il proprio passato sino a
renderlo reale almeno per la donna che è diventata, appunto la
diva Diana.
La sua vicenda cinematografica da protagonista inizia a Torino
nel 2019 con 'passione Tzigana' di Ernesto Pasquali col quale
farà altri film uno dietro l'altro, ma già nel 2017 si rende
conto di aver bisogno e desiderio di gestirsi da sola e, col
fratello David, fonda la David-Karenne Film presto solo Karenne
Film, con la quale scrive soggetti lei stessa, gira, diventando
una delle prime registe della storia del cinema, e interpreta in
maniera indipendente diversi lavori. Scopriremo che saprà essere
anche pittrice e poetessa.
Questa sua indipendenza è la sua forza, che le procura
ammiratrici e suscita timori tra gli uomini che non la
capiscono, la trovano imprevedibile quando non sono travolti dai
suoi amori tempestosi. Dopo la grande Guerra l'industria
cinematografica italiana entra in crisi e lei nel 1921 si
traferisce a Parigi, città in cui hanno riparato molti russi
dopo la Rivoluzione così che si ritrova a fare i conti col
proprio passato e a essere diretta da registi esuli come
Protozanov, Volkoff e Malikof. Poi verrà Berlino e in Germania
avrà come altri registi, e grazie a Rudolf Meinert sarà una
maria Antonietta con un successo internazionale.
Siamo agli sgoccioli della esemplare vita dell'artista
cinematografica e attrice Diana Karenne che chiude la sua
attività nel 1929, mentre arriva il sonoro, incontrato un
letterato tedesco che diventa suo marito, quasi, ci fa capire la
Mazzucco, volesse nuovamente cambiare vita, essere un'altra, una
terza donna diversa, dopo una vita di esilio, ebrea sfuggita a
un pogrom, arte, seduzioni, Georges il figlio nascosto e tanto
altro, come l'eroina di uno dei suoi film più melodrammatici. Si
stabilisce quindi a Aquisgrana dove, sino alla scoperta della
Mazzucco, si diceva fosse morta nel 1940 in seguito a un
bombardamento, mentre ora sappiamo che la realtà fu diversa e la
sua vita, senza mai trovare vera quiete specie negli anni
agitati della seconda guerra mondiale, finirà solo nel 1968, a
Losanna.
''Dina Rabinovitch, Diana Harenne, Nadejda Belokorska,
Candida Maria Belokorska, Madame Otzoupe - io no so più che nome
darti (scrive chiudendo il suo lungo inseguimento Melania
Mazzucco) - è ovunque, la sento vicina'' e si chiede che fine
abbia fatto il romanzo che pare abbia scritto: ''Esisteva poi
davvero? O era il tuo sogno, una bugia, un desiderio, l'ultima
delle tue storie? Dina perdonami se mi ribello al silenzio. E se
ho provato a donarti la settima vita. Il romanzo che non hai
scritto vorrei fosse questo''.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
Ultima ora