A Milano sono ancora aperte
inchieste, tra l'altro, sul gruppo Campari e su Amazon, mentre
di recente è stata chiusa un'indagine che per la prima volta ha
affrontato il tema del peso finanziario e fiscale dei dati degli
utenti sui social, con profili su Facebook e su Instagram,
contestando a Meta l'omessa dichiarazione e il mancato pagamento
dell'Iva, tra il 2015 e il 2021, per un totale di oltre 877
milioni di euro.
Simile a quella su Google, invece, era l'indagine che vedeva
al centro Netflix, che nel maggio del 2022 ha pagato 55 milioni
e 850 mila euro in un'unica soluzione al Fisco e ha aperto una
sede operativa nel nostro Paese. Nelle indagini su Google era
già stata ipotizzata, come emerso mesi fa, una "stabile
organizzazione immateriale", dotata di una sede di affari nel
capoluogo lombardo, della filiale europea che ha il quartier
generale a Dublino e, di conseguenza, una imposta evasa (Ires)
stimata per 108 milioni su un imponibile superiore a 400
milioni. A ciò si aggiungeva, secondo i calcoli, il mancato
versamento nel nostro Paese delle royalties sui beni e servizi
immateriali (licenze e software) fornite dalla società irlandese
per oltre 760 milioni.
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