"La determinazione del salario
minimo, quale fattore di garanzia della giusta retribuzione, può
non considerarsi materia riservata al legislatore, ma va
lasciata all'azione sindacale e alle dinamiche della
contrattazione collettiva, significativamente diffusa nel nostro
Paese". E' il parere di Gian Piero Gogliettino, segretario
dell'Associazione naz. commercialisti area lavoro (Ancal), sulla
recente proposta di legge presentata dai partiti di opposizione
in Parlamento sul salario minimo.
"Siamo certamente convinti che oggi non è più procrastinabile
l'individuazione di un minimale retributivo - continua
Gogliettino - sia per una questione etica sia per osteggiare la
concorrenza sleale e al contempo assicurare ai lavoratori una
tutela certa in funzione del contrasto al lavoro povero e al
dumping salariale, ma il paradigma normativo prefigurato nella
recente proposta di legge non ci vede particolarmente convinti.
Non che esista nel nostro ordinamento - osserva Gogliettino -
una preclusione costituzionale al salario minimo per legge,
ovvero al contrario una riserva retributiva in favore della
contrattazione collettiva, ma sono ragionevolmente le parti
sociali i soggetti privilegiati per la sua determinazione in
ragione del fatto che meglio conoscono le specificità e le
dinamiche salariali dei diversi settori merceologici".
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