I medici di base devono restare
autonomi pagati dallo Stato, a differenza della riforma allo
studio del ministro Schillaci che li vorrebbe dipendenti
statali. E' la posizione di Letizia Moratti, europarlamentare Ue
ed ex assessora al Welfare della Lombardia. "La proposta che
abbiamo depositato alla Camera e al Senato è chiara - afferma al
QN - l'autonomia dei medici di base, attraverso la conferma del
rapporto parasubordinato, garantisce una maggiore flessibilità
nell'organizzazione del lavoro, un miglior equilibrio tra
l'attività professionale e l'attività di sanità pubblica, un
servizio più capillare e, non ultimo, preserva il rapporto
fiduciario tra medico e paziente. Togliere la libera professione
magari senza poter neppure contare su un numero sufficiente di
Case di Comunità, non garantisce la stessa capillarità".
Le attuali inefficienze "non derivano dallo status autonomo
dei medici di base, ma da un'organizzazione che è datata e deve
essere aggiornata nonché da una carenza di personale. Noi
proponiamo un'organizzazione moderna ricorrendo alla
digitalizzazione ma anche alle aggregazioni funzionali di
medici, che sarebbero in grado di alleggerire il carico
burocratico al quale deve far fronte un medico di base. Altro
aspetto cruciale è la sinergia tra specialisti diversi per
sgravare i medici di base. In questo le Case di comunità possono
aiutare".
"Il punto centrale della nostra proposta è il cambio di
metodologia di retribuzione - spiega ancora - Retribuire i
medici non più in base al numero di assistiti ma in funzione
delle ore. Quale medico accetterà di esercitare la professione
in un paese di montagna se si è pagati in base al numero di
pazienti? Nessuno. Se si è pagati a ore, 38 ore, è diverso: il
medico del paese seguirà i 400 residenti e per le restanti ore
sarà a disposizione delle Case di comunità, dell'assistenza
domiciliare, dei servizi ai quali lo destinerà l'Azienda
Sanitaria locale".
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